«Uomo forte con cui battagliare»

Grigolli: «Tendeva ad assolutizzare le soluzioni». Postal: «Inventò la programmazione economica»


di Chiara Bert


TRENTO. «Un uomo forte, di temperamento e di opinione - lo ricorda l’ex presidente della Provincia Giorgio Grigolli, che lo ebbe come vicepresidente in giunta dal ’74 al ’79 (prima di divenirne presidente nel ’79) - un uomo di cui occorreva tener conto anche se sempre si era in consonanza politica. Abbiamo battagliato nel senso che lui aveva la tendenza ad assolutizzare le soluzioni, di diventare portavoce oltre che condottiero di un’opinione, quindi a volte qualche dissonanza in giunta c’è stata, ma che rientra nella dinamica politica».

Grigolli, che abita di fronte a casa Mengoni, visse anche da vicino la vicenda del rapporto di Mengoni con Bruno Kessler. Quando conclusi il mio mandato, l’ingresso di Mengoni da presidente in giunta fu anche un effetto di ritrovata sintonia tra Flaminio Piccoli e Bruno Kessler che si era rotta nel ’74 ai tempi della mia elezione a presidente, quando io dalla segnalazione di gruppo consiliare quale presidente della giunta ebbi più voti di Kessler, e a quel punto si era seminata qualche discordanza. Ma nel ’79 il rapporto tra i due grandi della Dc trentina si recuperò». Quanto a Mengoni, «lui era lui, non credo che abbia svolto un ruolo subordinato a Kessler anche se era il suo padre generatore. Portava avanti le sue opinioni senza dipendenze».

Delle intuizioni felici di Mengoni parla l’ex sottosegretario Giorgio Postal. «Era un uomo di un’intelligenza vivacissima». Della sua presidenza ricorda in particolare «l’operazione ascolto che nelle sue intenzioni doveva essere la premessa per il piano di sviluppo dei primi anni Ottanta». «Eravamo in una fase difficile, la cosiddetta stagflazione, e quindi la questione della programmazione economica divenne il suo metodo permanente di governo, disciplinato per legge. E fu sempre lui a volere l’istituzione dell’Agenzia del lavoro».

Il governo di Mengoni va collocato nel contesto di quei tempi. «Eravamo nella primissima fase di applicazione del nuovo Statuto di autonomia - ricorda Postal - una buona parte delle norme di attuazione era stata emanata sotto la giunta Grigolli, ma c’era in ballo tutta un’altra serie di questioni, quindi c’era un mare di cose da fare. Mengoni fece una riorganizzazione degli uffici provinciali, proprio per far fronte a questa massa enorme di poteri che improvvisamente cascarono sulla Provincia, come il personale dalla Regione».

La scelta di Mengoni fu fatta soprattutto per riequilibrare la situazione in termini politici. Nel momento in cui lui diventa presidente della Provincia, lui è l’uomo vicinissimo a Kessler. Poi lungo la strada tra i due nacquero dei problemi.

E Postal non dimentica il momento del disastro di Stava. Mengoni era presidente della Provincia quando, il 19 luglio 1985, i bacini di decantazione della miniera di Prestavel ruppero gli argini scaricando 160.000 di metri cubi di fango sull'abitato di Stava, piccola frazione del comune di Tesero, provocando la morte di 268 persone. «Dopo Stava la politica trentina cambiò radicalmente».

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