Una rete per combattere la violenza sulle donne

L’obiettivo è far crescere la consapevolezza dell’inaccettabilità di ogni abuso ed aiutare le vittime ad uscire dalla spirale dei maltrattamenti domestici



ROVERETO. E’ all’interno delle mura domestiche e di quei rapporti familiari e di amore che dovrebbero garantire protezione e felicità che si consumano la maggior parte delle violenze sulle donne. Violenze di ogni genere, fisiche, sessuali e morali. E violenze molto più diffuse di quanto si possa immaginare, come purtroppo dimostra ogni giorno la cronaca nazionale.

Contro questo clima di violenza il Comune ha deciso di tentare qualcosa di concreto. Proponendo, con il progetto «Donne sicure in una comunità attiva», un approccio a tutto campo, in un sforzo che sia assieme culturale e di relazione. Usando una figura retorica un po’ abusata, «creare una rete». Che sostenga le donne nel momento della difficoltà, ma sia anche in grado di prevenire quei momenti, creando una cultura del rispetto e della consapevolezza che possa diventare patrimonio di tutta la comunità.

Per questo il progetto, presentato ieri mattina dall’assessore alle politiche sociali Fabrizio Gerola assieme al sindaco Andrea Miorandi, imposta il lavoro su livelli e con finalità immediate diversi. Si va dal gruppo di autostima per le donne alla formazione di operatori in grado di affrontare questo tipo di problematiche ed emergenze; dai percorsi antiviolenza rivolti agli uomini ai laboratori educativi per gli adolescenti. Senza trascurare la creazione di una rete di relazioni e comunicazione che sia in grado di captare il disagio ed indirizzare le azioni conseguenti. Perché molto spesso le più deboli tra le vittime della violenza domestica, nemmeno hanno consapevolezza di subire dei maltrattamenti. E ancora meno hanno il coraggio di ribellarsi denunciandoli.

Quindi uno sforzo concreto nel fare fronte ai casi in cui purtroppo la violenza è già esplosa, per soccorrerne le vittime. Ma la scommessa forse più importante è il tentativo di creare un contesto sociale e culturale che percepisca finalmente come inaccettabile questo tipo di violenza. Che spesso almeno nelle sue fasi e forme meno eclatanti ed esasperate, è sottovalutata se non percepita ancora come eccesso tollerabile ed accettabile. Se non addirittura come «forma culturale» e quindi, in quanto tale, argomento sul quale si possono avere visioni diverse.

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano