Un corpo nell’Adige: mistero sull’identità

Addosso alla salma un atto giudiziario di uno straniero ma la descrizione fisica non corrisponde, forse è italiano


di Giuliano Lott


ROVERETO. Non erano nemmeno le 9.30 di ieri mattina quando lungo l’argine dell’Adige, all’altezza del ponte di Villa Lagarina, è stato avvistato un corpo riverso in acqua. L’allarme è partito subito e nel giro di pochi minuti sul posto è arrivata l’imbarcazione per le ricerche in acqua e un furgone dei pompieri, la pattuglia dei carabinieri di Villa Lagarina e anche un’ambulanza di Trentino emergenza, nel caso che la persona nel fiume fosse ancora viva e necessitasse di soccorso. Ma la certezza del decesso si è avuta quasi subito. La salma, recuperata dai pompieri, aveva il viso rivolto verso il basso. Indossava un paio di blue jeans e una t-shirt rossa. Secondo una prima analisi, effetuata dal medico legale attraverso l’osservazione esterna del corpo, era in acqua da almeno 24 ore, forse da qualche giorno. Nessun segno di violenza, eccettuati dei vistosi segni alla testa, che a parere del medico sarebbero attribuibili al trascinamento del corpo da parte delle corrente: la forza dell’acqua potrebbe averlo fatto sbattere contro qualche ostacolo, rocce o rami. Ma si tratta di graffi superficiali, la teca cranica è intatta ed è pertanto improbabile che qualcuno lo abbia colpito prima che finisse in acqua.

In principio il caso pareva risolto. In tasca infatti l’uomo aveva un documento, una segnalazione della questura di Trento indirizzata al Commissariato del governo, in cui veniva indicato come consumatore di sostanze stupefacenti un nordafricano di 38 anni. Uno più uno: il trentottenne di cui si parla è lui. Che senso avrebbe portare addosso la denuncia di un’altra persone?

Invece un’ulteriore verifica dà origine a riscontri sorprendenti. Il trentottenne dei documenti è una persona ben nota alla polizia di Trento. Nel capoluogo ha precedenti per droga, ma gli agenti lo conoscono come una persona minuta e di bassa statura. L’opposto dell’uomo trovato morto nel fiume, che viceversa è alto e ben piantato.

A guardarlo meglio, anche i tratti somatici sembrano non combaciare: il medico legale tende a escludere che la salma appartenesse a un nordafricano. Il colore della pelle indicherebbe piuttosto un giovane europeo, forse un italiano. Cosa ci facesse con addosso i documenti di un’altra persona, è cosa che spetterà alla magistratura chiarire.

Una certezza però pare raggiunta: il corpo non appartiene al trentottenne indicato dai documenti.

Quanto al decesso, va valutato se si tratti di un suicidio o di una disgraziatissima caduta accidentale. I carabinieri tendono ad escludere cause violente o intervento di terze persone. Ma il mistero rimane. Domani arriveranno a Rovereto esperti anatomopatologi, incaricati di dare un nome al corpo. Verranno effettuati prelievi di materiale biologico, compresi i campioni per il test del Dna. Tutto passerà poi al laboratorio, con ogni probabilità quello del Ris di Parma. Dalle analisi potrebbe presto arrivare la soluzione del g iallo.

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