Uccisa dalla malaria, c’è un indagato
Sofia Zago morì per un contagio al S.Chiara. La procura ha iscritto il nome di un sanitario. Infezione avvenuta il 17 agosto
TRENTO. C’è un indagato nell’inchiesta della procura sulla morte della piccola Sofia Zago, uccisa dalla malaria il 4 settembre. Il fascicolo era stato aperto dopo il decesso della piccola a carico di ignoti ma ora il procuratore capo Marco Gallina ha inserito il nome della persona indagata con l’accusa di omicidio colposo. Un nome frutto dell’elaborazione di una mole importante di dati sia scientifici che storici che ha portato ad individuare il possibile momento del contagio. Che sarebbe avvenuto la mattina del 17 agosto. Come? Un errore con effetti tragici. In base ai risultati delle perizie, ci sarebbe stata la trasmissione dei parassiti della zanzara anopheles presenti nel sangue di una della bambine appena tornate dal Burkina Faso e ricoverate come Sofia nel reparto di pediatria, mediante uno strumento collegato poi all’ago canula, durante un prelievo. Uno strumento contaminato con il sangue infetto che poi è entrato in contatto con Sofia. E la parassitemia del sangue della bimba africana (ossia il valore di parassiti che aveva nel sangue) era molto alta, del 7 per cento circa. Una volta individuato il possibile momento, le indagini (la procura ha affidato le verifiche ai carabinieri dei Nas) hanno portato all’individuazione di un sanitario. Che ora è stato iscritto nel registro degli indagati. Una decisione presa anche a tutela di questa persona che sarà certamente sentita dagli inquirenti con tutte le tutele del caso.
Sofia Zago è morta il 4 settembre scorso, pochi giorni dopo la festa, nella casa di famiglia di Piedicastello, per i suoi 4 anni. Le indagini hanno dettagliatamente ricostruito quello che è successo nei giorni precedenti. A partire dal 13 agosto quando la piccola, in vacanza al mare con i genitori, inizia a sentirsi male. Tanto che viene portata dalla guardia medica di Portoguaro. È il 13 agosto: i valori della glicemia della bambina sono sballati, è l’esordio del diabete. Tre giorni dopo Sofia viene trasferita al reparto di pediatria di Trento, dove rimane fino al 21 agosto. Negli stessi giorni, nello stesso reparto dell’ospedale Santa Chiara, sono ricoverati i figli di una famiglia rientrata da poco in Italia dopo un periodo di vacanza trascorso in Burkina Faso. Avevano fatto la profilassi prima della partenza, ma si erano ugualmente ammalati e infatti sono stati ricoverati a causa della malaria. I piccoli tornano a casa, come torna a casa anche Sofia. Che il 31 agosto sta di nuovo male. Ha la febbre alta, si parla di faringite. Poi il 2 settembre la situazione precipita. Sofia viene ricoverata di nuovo in ospedale e le analisi di laboratorio danno una diagnosi che appare impossibile: malaria. Contagiata dalla malaria senza mai aver fatto un viaggio fuori dal confini nazionali. La situazione appare molto grave, c’è il trasferimento agli Spedali di Brescia, c’è la speranza che il miracolo possa accadere, che la piccola Sofia possa tornare a sorridere e a correre nel cortile di casa. Ma tutto finisce alle 12.15 del 4 settembre. Il cuore della bambina smette di battere, Sofia è morta.
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