Trento: uno psicologo anti-mobbingper i dipendenti dell'azienda sanitaria

I mobbizzati dell’Azienda sanitaria avranno la loro ancora di salvezza. E’ stata infatti istituita la figura di riferimento che assisterà coloro che in qualche modo si sentono oggetto di “pressioni indebite”. A seguirli sarà una psicologa del lavoro, Antonella Muto



TRENTO. I mobbizzati dell’Azienda sanitaria avranno la loro ancora di salvezza. E’ stata infatti istituita la figura di riferimento che assisterà coloro che in qualche modo si sentono oggetto di “pressioni indebite” da parte dei superiori e che vivono male la loro situazione lavorativa. A seguirli sarà una psicologa del lavoro, Antonella Muto, una professionista esterna all’Azienda.
Formalmente il ruolo individuato è quello della «consigliera di fiducia», cioè un punto di riferimento sopra le parti che possa ascoltare e capire eventuali situazioni estreme o anche solo ipotizzate. «E’ un servizio di carattere preventivo - spiega la psicologa Antonella Muto - ed è rivolto a tutti i dipendenti dell’Azienda sanitaria. Proprio in questi giorni sono stati avvisati di quest’opportunità. In Azienda esiste un recapito al quale si potranno rivolgere per un appuntamento. E’ ovvio che sarà garantita la massima discrezionalità, perché quello del mobbing è un tema molto delicato». Il servizio è appena partito, quindi è impossibile fare una prima analisi sulla situazione all’interno di un’azienda che è probabilmente la più complesso in provincia, con i suoi settemila dipendenti e una molteplicità di figure che lavorano gomito a gomito tutti i giorni.
La Cassazione ha recentemente stabilito che “per mobbing si intende comunemente un comportamento del datore di lavoro (o del superiore gerarchico, del lavoratore a pari livello gerarchico o addirittura subordinato), il quale, con una condotta sistematica e protratta nel tempo e che si risolve in sistematici e reiterati comportamenti ostili, pone in essere forme di prevaricazione o di persecuzione psicologica nei confronti del lavoratore nell’ambiente di lavoro. Da ciò può conseguire la mortificazione morale e l’emarginazione del dipendente, con effetto lesivo del suo equilibrio fisiopsichico e del complesso della sua personalità”. I danni quindi riguardano sia la salute che la reputazione.
Ma la presenza dello psicologo del lavoro non è legato strettamente all’individuazione di un problema reale. L’istituzione del ruolo è prevista da normative comunitarie ed ha per la maggior parte dei casi un compito di prevenzione. Il mobbing deriva da una situazione ben precisa e dolosa di vessazione sul posto di lavoro, ma è evidente che ci sono molti gradi intermedi che possono comunque provocare un disagio psicologico. Lo sportello potrebbe servire anche a questo, cioè a evitare che determinate situazioni possano degenerare in mobbing vero e proprio, provvedendo con soluzioni che potranno essere concordate per una migliore convivenza, una serenità maggiore del lavoratore e, in fin dei conti, una produttività più accentuata.

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