Trento: torna la guerra a pub e movida in centro storico

Proteste in via San Giovanni: «In strada 600 persone, non si passa più»


Luca Marognoli


TRENTO. Siamo alle solite. Passano gli anni, cambiano le amministrazioni comunali e le gestioni dei bar, ma la Trento degli universitari e di chi vuole ballare e divertirsi non è riuscita ancora a trovare una mediazione con la Trento "che la notte vuole dormire perché il giorno dopo si lavora". E mentre i titolari del Vino & Sensi contrattaccano, la protesta si sposta: in Santa Maria. E' una residente nella piazzetta Due Settembre ad alzare la voce, stufa di essere costretta ad ascoltare quella degli altri. «Abito nel palazzo di fronte a quello del bar Picaro e ci sono delle sere in cui l'affluenza degli studenti che poi si riversano per strada arriva a 6-700 persone. Il martedì, giorno dell'aperitivo, la situazione è ingestibile e d'estate praticamente tutti i giorni. Purtroppo ci sono ragazzi e ragazze che i loro bisogni li fanno in piazza, scambiandola per un bagno pubblico». La situazione - dice la residente - si è aggravata negli ultimi due anni. «Entrare con l'auto in via san Giovanni è letteralmente impossibile e quando ci sono riuscita l'ho trovata il giorno dopo rigata. Anche quando sei a piedi quelli non si spostano volentieri. Così sono costretta a fare il giro largo, anche se ho le borse da scaricare». E' di ieri la protesta dell'architetto Michelangelo Lupo, che ha scritto al sindaco per lamentare il frastuono notturno in via Orbi. Ma Paolo Leonardi von Ferrari, titolare dei muri del locale Vino & Sensi, non ci sta: «L'appartamento è stato affittato da mia sorella all'architetto ad uso ufficio: se lui lo usa per dormirci è una scelta sua. Voglio però sottolineare che in 25 anni, da quando aprii il club Inferno, nessuno è venuto a lamentarsi. Anzi, tutti apprezzano il fatto che sia stato gestito in maniera seria e professionale. I muri sono larghi 70 centimetri e il locale è completamente insonorizzato». Il gestore dell'attività, Antonio Morreale si dice «indignato»: «Ho fatto tanti sacrifici per rispettare il vicinato. Pago due buttafuori che invitano la gente ad allontanarsi dopo la chiusura e una ragazza che raccoglie le cicche di sigarette all'esterno. Al mattino chiamo Dolomiti Energia che passa con la spazzatrice, sempre a mie spese. Ma anche la libertà di chi vuole divertirsi va tutelata: Trento non può diventare un ospizio». L'assessore Fabiano Condini si dice contrario a spostare la movida fuori dalle mura del centro, come si era ipotizzato in passato. «Le attività devono restare dove sono, anche perché contribuiscono a rendere sicura la città. A questo problema non c'è un'unica soluzione: bisogna corresponsabilizzare i gestori e dare le sanzioni quando ci sono violazioni. I vigili sono sempre sul territorio, anche in borghese. Certo è che non possiamo militarizzare la città. Ci vogliono equilibrio e buon senso».

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