Trento, storia delle sorelle Benigni"La nostra vita trascorsa fra i libri"

Pia e Maria, (rispettivamente 83 e 73 anni): una vita tra i libri, da quando nel 1939 il padre Arturo acquistò la cartolibreria in piazza Fiera, per poi trasferirsi dall’ ’82 in via Belenzani. Di loro ha parlato Giuseppe Laterza al Festival dell'Economia


Sandra Mattei


Loro, i libri, amano ancora toccarli, sfogliarli, sentirne il profumo della carta.
«Sì - ammettono - a noi piace la fisicità del libro e piace aver il contatto con i rappresentanti delle case editrici, per poter sceglier con calma quelli da comperare». Sono così, le sorelle trentine Benigni, Pia e Maria, (rispettivamente 83 e 73 anni): una vita tra i libri, da quando nel 1939 il padre Arturo acquistò la cartolibreria in piazza Fiera, per poi trasferirsi dall’ ’82 in via Belenzani. In questi giorni sono salite alla ribalta nazionale, grazie al Festival dell’economia. Nell’incontro sotto il tendone di piazza Duomo, infatti, l’editore Giovanni Laterza in persona ha voluto rendere omaggio alle due signore, anzi, signorine, perché in effetti le due sorelle si sono sempre e solo dedicate tutta la vita ai libri. E sentirle parlare del loro mondo, la libreria appunto, suscita la nostalgia per come era possibile immergersi nella lettura e per come oggi tutto è assediato - e i libri di carta sono le prime vittime - da ritmi assurdi che rischiano di far scomparire la professione del libraio.
Spiega Pia, la più anziana delle due sorelle che è stata insignita da pochi giorni anche del premio Salemi indetto dalla Associazione librai italiani, ritirato di persona a Torino: «Gli editori sono impazziti, siamo subissate di libri, mentre sarebbe molto meglio ristampare quelli di qualche anno fa, visto che il tempo di durata del libro è così breve, da non resistere più di un anno. Come librai dovremmo ribellarci a questa dittatura che impone ordini continui, e non ci permette nemmeno di consultare un catalogo con calma, per capir cosa è bene o no ordinare».
Mai avuto rimpianti per la scelta fatta: tutto lavoro e niente famiglia?
Risponde Pia, che in questi ultimi mesi è sofferente e preferisce stare nel retrobottega, mentre la sorella Maria presidia il negozio. «Da piccole abbiamo avuto una vita molto difficile, visto che nostro padre Arturo ha avviato l’attività nel ’39, poco prima della guerra e dopo pochi mesi è morto. Per noi sorelle, in particolare Daria, la maggiore di tre anni e per me, non c’è stata scelta, abbiamo dovuto aiutare da subito nostra madre a proseguire nell’attività, altrimenti avremmo perso la licenza».
Quindi non c’è stato nemmeno il tempo per poter scegliere tra il lavoro e la famiglia?
C’è stato qualche corteggiatore, ma sono storie che non sono andate in porto. Eravamo troppo prese dal lavoro, soprattutto durante la guerra è stata molto dura. Mia sorella Daria ed io, con mia madre, arrivavamo a Trento da Vigalzano, dove eravamo sfollate, e ci sono stati momenti, durante i bombardamenti, che si attraversava piazza Fiera per arrivare al rifugio, nel palazzo del vescovo, in mezzo alle bombe che cadevano. Superato quel periodo, abbiamo potuto riprendere a lavorare con più tranquillità nel futuro e da allora abbiamo proseguito Maria ed io, perché Daria si è sposata.
Pentita di aver dedicato tutta la vita al lavoro?
No, assolutamente. I libri sono un grande conforto e abbiamo un rapporto con tanti clienti molto speciale. Li consigliamo, discutiamo con loro dei libri letti. Io sono stata nel consiglio dell’Associazione librai italiani per tanti anni, e ultimamente abbiamo avuto questa grande soddisfazione di ricevere dai nostri colleghi il riconoscimento durante il Festival dell’economia. Si tratta di un’opera dell’artista islandese Petra Giacomelli, che rappresenta un libro aperto (in papier mache, ndr.) dove, come semi di un melograno, appaiono i frutti del giardino dei libri.  Quali sono stati i clienti più assidui, che ricorda più volentieri?
Ce ne sono stati talmente tanti, che non vorrei fare torti. Uno di quelli che è tuttora assiduo, è l’ex sindaco Alberto Pacher. Lui veniva fin da bambino alla libreria di piazza Fiera, perché abitava vicino. Ma abbiamo avuto anche tanti scrittori che ci hanno voluto lasciare un saluto, un pensiero sul nostro quaderno che offriamo a chi voglia lasciare la sua testimonianza.
Quali scrittori hanno scritto sul vostro “libro degli ospiti”?
C’è Severgnini, che ci ha scritto una frase dove secondo lui “la fretta è il peggior nemico dei libri”. Altri che ci hanno lasciato un pensiero sono Dacia Maraini, Enrico Palandri, Giuseppe Culicchia. Molti vengono a trovarci dopo le presentazioni dei loro libri, in programma in città. Noi andiamo agli incontri e li invitiamo nella nostra libreria, per fare due chiacchiere, parlare del futuro dei libri.
Ecco, come vede il futuro dei libri?
Più bello che avere un libro di carta tra le mani non c’è. Puoi sottolinearlo, puoi ricordarti di una frase, puoi tornare a rileggerla, in un rapporto simile a quello con le persone con cui puoi approfondire un’amicizia. Il virtuale non mi convince. Può andare bene per i manuali, che devono essere aggiornati di continuo, ma non per i libri. L’importante, quando si legge, è avere la mente libera, così da riuscire a cogliere il senso del libro, la sua profondità.

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