Trento: il comandante Volpi alla cloche a 96 anni, rinnovato il brevetto di volo
Al decano dei piloti è stato dato il via libera a decollare ancora: il suo fisico è ok
TRENTO. Francesco Volpi, il decano trentino e mondiale dei piloti d'aereo, può guardare con soddisfazione a queste ultime settimane. A 96 anni (è nato nel 1914, quando iniziava la Grande Guerra) dopo un'accurata visita medica su cuore, pressione, vista, riflessi, gli è stato rinnovato il brevetto di volo.
Il 13 ottobre, per festeggiare il suo compleanno ha compiuto, partendo dall'aeroporto Caproni, un lungo volo sopra il Trentino: «Ho sempre fatto un volo il giorno del mio compleanno - dice - non c'era motivo di interrompere la tradizione». Il medico che l'ha visitato ha avuto un solo commento: «Viste le sue condizioni, dottor Volpi, considero questa una visita di cortesia».
«A volte - dice Volpi - mi spavento quasi di star così bene. Sì, mangio e bevo poco, ma bene, sono curioso, leggo i giornali, esco tutti i giorni, mi tengo attivo, ma sicuramente nella vita ho avuto fortuna». Perché? Forse è la fortuna che aiuta gli audaci, forse è una filosofia di equilibrio. Audace è Volpi, ma mai esagerato. E' una differenza che pochi sanno cogliere oggi.
Il figlio Furio, generale dell'aeronautica militare in pensione, che vive fra Roma e Londra, si ferma a Trento, di tanto in tanto qualche giorno col padre, l'altro figlio, Erio, trascorre lunghi periodi sulla sua barca a vela in giro per il mondo. Volpi, dopo la morte dell'amata moglie, vive solo. Una signora passa da lui due volte la settimana per tenergli la casa in ordine, ma altrimenti si amministra autonomamente. Di fatto è la passione del volo, con l'attenzione complessa che impone, a tenergli allenato il cervello.
L'altra domenica però, Francesco Volpi ha ricevuto anche un premio letterario: «Scrivere non è la mia vocazione», si schermisce, ma il premio ha giustamente riconosciuto un suo libro che merita di essere letto. Il titolo è: "Ho dovuto fare la guerra". E' stato per questo libro che Volpi ha vinto, fra 54 opere in concorso, il Premio letterario Aerospaziale "Giulio Douhet" che gli è stato consegnato nel corso del raduno interregionale dell'Associazione Arma Aeronautica il 25 settembre scorso a Trento. Nell'occasione Volpi ha avuto due riconoscimenti: il Premio speciale "Una vita per l'aviazione", e il Premio "Città di Trento".
"Ho dovuto fare la guerra" è un libro schietto e onesto. Durante la seconda guerra mondiale Volpi è stato pilota di caccia, ha fatto la campagna di Russia, è atterrato nella steppa di notte, ha compiuto missioni pericolose. Nel Mediterraneo ha corso il rischio di esser abbattuto più volte dalla contraerea inglese su Malta. Era uno fra i piloti più arditi, ma sempre anche attento, prudente, consapevole.
Non amava la guerra, i gesti clamorosi. Combatteva perché era un soldato del suo Paese e faceva il suo dovere. Dopo l'8 Settembre fece una scelta netta e riuscì, rocambolescamente, a raggiungere Trento, evitando di essere internato dai tedeschi o di finire nel baratro delle brigate nere. Il libro racconta le sue peripezie di guerra senza retorica, con profonda umanità verso il popolo russo che i soldati italiani cercavano di aiutare. Auguri Francesco Volpi.
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