la cerimonia

Trento, i giacinti blu per ricordare chi è morto per Covid e il grazie a chi è stato (ed è) in prima linea

Partecipato momento al parco di San Marco per ricordare le vittime del virus - 313 -  in città dall’inizio della pandemia. Il sindaco: "Dobbiamo imparare la lezione che ci arriva dalla pandemia, riformare e potenziare la sanità pubblica, sviluppare i servizi territoriali, sostenere i reparti di eccellenza e la ricerca"



TRENTO. Sono 313 i giacinti blu messi a dimora nella grande fioriera centrale nel parco di San Marco. Uno per ciascuna delle 313 vittime del Covid registrate sino ad ora, da quel lontano febbraio 2020, in città.

Mentre in provincia di Trento al momento, sono 1.596.

Lo ha ricordato il sindaco Franco Ianeselli, presente alla cerimonia col commissario del Governo per la provincia di Trento Gianfranco Barnabei, il questore Alberto Francini, l’assessora alla salute Stefania Segnana, il direttore dell’Ospedale Santa Chiara Mario Grattarola, il dirigente Antonio Ferro ed un rappresentante dell’Ordine degli infermieri.

Sono così stati i giacinti a rinnovare il ricordo delle vittime dell’epidemia di coronavirus, nella giornata nazionale dedicata alla loro memoria, ripiantati, questa volta in colore blu.

Trento, i giacinti per ricordare chi è morto di Covid

313 i morti per virus nella città di Trento e 313 i giacinti piantati nel parco di San Marco per ricordarli oggi, 18 marzo.

"Abbiamo sbagliato quando abbiamo definito “una guerra” la lotta contro il Covid. La guerra - queste le parole del sindaco Franco Ianeselli - come dimostra la cronaca angosciante di questi giorni, è molto diversa dalla pandemia per intensità, atrocità, insensatezza.

Soprattutto, la guerra è un atto volontario a cui volontariamente si può porre fine in qualsiasi momento.

Certo è che il Covid, forse più simile a una calamità naturale che a un conflitto armato, come la guerra ha riportato il tema della morte al centro delle nostre vite.

E non è un caso che il 18 marzo, la giornata scelta per ricordare le vittime, sia l’anniversario di quella sfilata dei camion pieni di bare a Bergamo che due anni fa ci lasciò atterriti e ci fece comprendere, forse per la prima volta, il significato della parola pandemia.

Dall’inizio dei contagi, la città di Trento ha perso 313 cittadine e cittadini a causa del virus. Molti tra di loro erano i nostri nonni, le nostre radici, i custodi della nostra memoria. Altri erano più giovani, con tanti progetti da realizzare, familiari e professionali.

Oggi siamo qui per esprimere la nostra vicinanza ai familiari, per dire loro che noi non dimentichiamo il loro dolore né le vite stroncate anzitempo. Oggi dunque è il giorno della vicinanza ai familiari delle vittime e del ringraziamento ai medici, agli infermieri, agli Oss, a tutto il personale che in questi due lunghi anni di emergenza ha retto l’urto della pandemia negli ospedali, nelle Rsa, negli ambulatori.

Molti di loro hanno accompagnato alla morte tanti malati che non potevano avere vicino i parenti, altri sono stati determinanti per far sì che i pazienti guarissero, uscissero dalla terapia intensiva e dai reparti Covid. A tutto il personale sanitario va dunque la nostra gratitudine per l’abnegazione con cui si sono dedicati ai malati. Credo però che per onorare la memoria delle vittime, per ringraziare il personale degli ospedali e delle Rsa non basti il ricordo, non bastino i fiori o l’intensità della musica che abbiamo ascoltato.

Dobbiamo imparare la lezione che ci arriva dalla pandemia, riformare e potenziare la sanità pubblica, sviluppare i servizi territoriali, sostenere i reparti di eccellenza e la ricerca. L’Inno alla gioia suonato oggi dagli studenti del liceo Bonporti ha un duplice significato: è un invito a guardare al futuro con speranza - anche se quella di oggi, per molti motivi, è senz’altro una speranza difficile – e un richiamo ai valori europei di cui abbiamo estremamente bisogno".

Il momento di ricordo è stato sottolineato, appunto, dalle note dei giovani musicisti del liceo musicale e coreutico Bonporti: in apertura è stato suonato il “Silenzio” da Laura Bordiga, in conclusione l’Inno europeo, tratto della Nona sinfonia di Beethoven, suonato dal BbRass, complesso di ottoni diretto da Emily Harris con Laura Bordiga, Leonardo Paolazzi (tromba), Lorenzo Sartori (corno), Daniele Cenci (trombone), Emily Harris (euphonium), Tiziano Gonella (percussioni), chiuderà la commemorazione.

Altri giacinti blu sono stati messi a dimora nell’aiuola di fronte all’ospedale Santa Chiara, circondando la magnolia messa a dimora l’anno scorso come segno di ringraziamento ai medici, agli infermieri ed al personale sanitario che in questi anni ha lavorato con impegno e sacrificio contro l’emergenza. C.L.

Un fiore per chi ci ha lasciato: la Giornata delle vittime del Covid













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