Sanità

Trentino, record di prestazioni sanitarie

Ogni anno 9 milioni di esami, cioè 18 per ogni residente. E la Provincia dice basta: «In Veneto ed Emilia ne fanno meno»


Andrea Selva


TRENTO. Ogni trentino usufruisce ogni anno di 18 prestazioni sanitarie specialistiche ambulatoriali. E se l’anno scorso vi è capitato solamente di fare un’analisi del sangue e una radiografia (e quindi vi sembra che i conti non tornino) sappiate che altri hanno usufruito dei servizi sanitari in misura molto superiore, soprattutto le persone oltre i 65 anni di età, fino ad un totale di oltre 9 milioni di prestazioni specialistiche garantite (e pagate) dalla sanità trentina. Un numero che la Provincia ritiene troppo elevato (e soprattutto non giustificato), tanto che tra i propri obiettivi l’amministrazione ha fissato la riduzione a 16,5 prestazioni all’anno con l’indicazione di ridurre ulteriormente questa attività in futuro, come già accade in Veneto (13,82 prestazioni all’anno) e in Emilia (14 prestazioni all’anno). Un tema molto dibattuto nei mesi scorsi (la delibera provinciale è di luglio) e che è tornato di grande attualità ora che il ministero della Sanità ha diffuso l’elenco di 208 prestazioni che devono essere garantite ai cittadini solo in casi particolari, annunciando anche sanzioni ai medici dalla “prescrizione facile” (ne abbiamo dato notizia ieri assieme alla presa di posizione fortemente critica del presidente dell’ordine dei medici, Marco Ioppi).

«Qui si toccano i servizi essenziali» Alotti (Uil) contro i tagli annunciati da Roma: «Un colpo anche alla prevenzione»

Il Trentino - che sulla Sanità gode di autonomia speciale - si rivela molto “generoso” dal punto di vista delle prestazioni erogate. Troppo generoso, se confrontato con le altre Regioni. Con il caso della “risonanza magnetica muscolo scheletrica” che ha numeri quasi doppi rispetto alla provincia di Bolzano, anche “grazie” anche alla sovrabbondanza di strutture che possono fornire questo servizio.

«Qui non si tratta solo di risparmiare - spiega il dottor Giovanni Guarrera, dirigente dell’Azienda sanitaria e coordinatore delle prestazioni ambulatoriali - ma di appropriatezza. Insomma le prestazioni erogate devono andare a beneficio di cittadini che ne hanno effettivamente bisogno e che ne traggono utilità». Guarrera spiega che confrontando il Trentino con le altre Regioni bisogna anche tenere conto che altrove c’è un maggiore ricorso al privato: «Cosa che da noi non accade perché la domanda dei cittadini trova risposta all’interno del sistema pubblico, al cui interno operano anche le strutture private». Colpa dei medici dalla prescrizione facile? «Diciamo che la politica deve indicare la direzione (e poi essere coerente) e che bisogna lavorare con i medici e i cittadini lungo un percorso che sarà molto lungo: no agli esami inutili. E i cittadini dovranno capire che per una prestazione importante dovrebbe essere accettabile anche uno spostamento sul territorio». Senza dimenticare la possibilità di agire sul ticket perché - fanno notare all’azienda sanitaria - gli esami gratis si fanno anche quando non servono.













Scuola & Ricerca

In primo piano