Trentino: bande, niente soldi per gli strumenti
L'assessore Panizza chiude la borsa: "Non chiedeteli a me, ma ai comuni". Frecciata a chi gestisce i fondi per il turismo: "A cosa serve spendere soldi per il ritiro dell'Inter?"
TRENTO. «I soldi per gli strumenti andate a chiederli altrove». Queste le parole pronunciate da Franco Panizza, assessore provinciale alla cultura ed esponente del Patt, all'assemblea per i sessant'anni della Federazione delle bande trentine. Evidentemente, i corpi bandistici ci stavano prendendo gusto, ma questa volta è arrivato il niet di Piazza Dante. Dopo la richieste di ottenere nuove divise per i gruppi, richiesta che era stata accolta dall'assessore suscitando un vespaio di polemiche («Sto facendo pressing in giunta per le nuove richieste, 27 tra rifacimenti totali e parziali, che mi sono giunte quest'anno», ha precisato l'autonomista), doveva essere la volta degli strumenti. «E invece io non so più dove trovare i fondi», tuona il delfino di Franco Tretter. «Gli investimenti sulle bande, che fanno anche promozione territoriale, devono pesare anche sugli altri: possibile che gli assessorati al turismo non abbiano risorse sufficienti?». L'acquisto degli strumenti - spiega - spetta ai comuni, non dovrebbe essere affare della Provincia. E sull'argomento, l'assessore coglie anche l'occasione per togliersi qualche sassolino dalla scarpa: «I comuni spendono troppo per creare strutture enormi. Peccato che poi rimangono vuote o sottoutilizzate perché non ci sono più soldi per le associazioni: a Povo, nel nuovo centro culturale, è stato messo un lampadario col quale se ne sarebbero comprati di strumenti...». E se gli si chiede se non sarebbe il caso che alcune organizzazioni culturali cominciassero a camminare con le proprie gambe, risponde: «Sto lavorando sulle aziende culturali, ma se ne può parlare per l'orchestra Haydn, non per le bande di paese: com'è possibile che questi patrimoni di tradizioni non chiedano e ottengano finanziamenti dai comuni e da chi si deve occupare di turismo? Servono invece meno ospitate: che utilità ha per il territorio spendere milioni per il ritiro dell'Inter?». Del resto per le bande il momento è delicato: se da un lato le iscrizioni vanno bene (80 unità più del previsto), il calo dei finanziamenti provinciali (-6%) e i maggiori costi per l'attività didattica compiuta (+ 14,6% a 1 milione e 877 mila euro) impongono maggiori costi per le famiglie degli allievi (300 euro per il solfeggio e 80 per la teoria). Ma anche una revisione dei rapporti con gli istituti musicali, a cui, ha spiegato il presidente Claudio Luchini, «chiediamo più impegno e rigore nella valutazioni». L'idea infatti è di arrivare a un percorso formativo sistematico, strutturato su tre livelli biennali, con specifici gradi di difficoltà e di competenza. Luchini ha spiegato che per i 60 anni, verrà allestita una mostra al Museo storico di San Michele in cui verranno mostrate anche le divise storiche delle bande: «Un modo per capire la nostra identità».
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