Trentino: ai domiciliari con il braccialetto elettronico Arrigo Poletti, accusato di bancarotta

L'imprenditore è uscito dal carcere dopo 13 mesi di custodia cautelare



TRENTO. Dopo oltre tredici mesi di carcere, Arrigo Poletti ha potuto tornare a casa. Lo ha fatto a una decina di giorni di distanza dal momento in cui il Gip di Trento ha accolto l’istanza (era la quarta) di modifica della custodia cautelare presentata dal legale dell’imprenditore noneso accusato, insieme al fratello Ugo, di bancarotta fraudolenta per il crac di Aeroterminal.
Un ritardo che aveva irritato non poco il legale veneziano - l’avvocato Renzo Fogliata - di Arrigo e che, con tutta probabilità, era causato dalle difficoltà tecniche incontrati dagli uomini della Questura nel predisporre il braccialetto elettronico imposto dal magistrato per scongiurare eventuali tentativi di fuga. Il dispositivo, infatti, segnala in tempo reale i movimenti della persona cui è applicato: una soluzione che per il Trentino rappresenta una novità assoluta e uno dei primi casi a livello nazionale. Forse per questo, non è stato facile attuare il provvedimento.
L’imprenditore si trovava in cella dal 12 settembre dello scorso anno e, nella giornata di ieri, ha potuto finalmente tornare ad abitare con i suoi cari nell’abitazione di vicolo Cervara. Non può ricevere visite e nemmeno telefonate. Inutile dire che non potrà nemmeno uscire dall’abitazione altrimenti il bracciale metterà immediatamente in allarme la questura di Trento, segnalando il tentativo di fuga.
«È sicuramente scosso - spiega Fogliata che ieri non aveva avuto ancora modo di raggiungere al telefono il suo assistito - come è normale che sia per una persona che ha trascorso tredici mesi in prigione. E ovviamente è anche felice di poter ritornare a vivere con i suoi famigliari, seppur con molte limitazioni».
La vicenda Aeroterminal a Venezia era iniziato nel 2001, quando l’immobiliarista noneso aveva iniziato a rastrellare terreni vicini all’aeroporto di Venezia Marco Polo, a Tessera. Alla fine, ne aveva acquistati quasi 17 ettari. Per il loro sfruttamento, Arrigo Poletti fonda l’Aeroterminal che all’inizio appartiene per la maggioranza a una sua fiduciaria con sede a Madeira, la Carania Consultadoria ltd. Nell’affare poi entra Folgarida Marilleva con una quota intorno al 30%, assieme a circa 400 piccoli soci privati tra i quali professionisti e imprenditori, quasi tutti trentini. Il fallimento Le difficoltà iniziano nel 2005 e poi diventano serie nel 2006. Infatti la Save di Enrico Marchi, società che gestisce lo scalo veneziano, presenta ricorso al Tar contro il piano particolareggiato di Aeroterminal. Il Tar dà ragione parzialmente alla società dei trentini. Il Consiglio di Stato, invece, accoglie in toto le ragioni della Save. Nel frattempo Poletti lascia la società creando un buco di 50 milioni: la società fallirà nel giugno del 2009 con un buco di oltre 170 milioni.

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