Tremonti alla festa Cisl di Levico"Riporare le tasse in mano alle Regioni"
"Dobbiamo tornare al motto vedo, voto e pago e cioè riportare la tassazione sui territori dove si può misurare quello che entra per calibrare correttamente la spesa". Lo ha detto il ministro Giulio Tremonti sul palco della festa Cisl di Levico
TRENTO. La chiusura della Festa della Cisl affidata al ministro Tremonti ha toccato i temi ampi della crisi e della necessità di far fronte al disastro dei conti pubblici. Ma anche del federalismo, inteso come un ritorno della tassazione nei territori che poi investono con più coscienza.
Pressato da uno schieramento di forze dell'ordine che nemmeno un divo hollywoodiano, Tremonti è salito sul palco dove ha svolto i suoi temi stando attento a riservare un occhio di riguardo alla Cisl e punzecchiando la Cgil (il segretario Epifani, in platea, non ha gradito molto). E la Cisl ha ricambiato con molti applausi che hanno sollevato qualche perplessità negli osservatori. Alla fine il segretario Bonanni ha regalato al ministro una maglietta "griffata" Cisl.
Tremonti ha parlato incidentalmente di federalismo. «Dobbiamo tornare al motto "Vedo, voto e pago" - ha detto - e cioè riportare la tassazione sui territori dove si può misurare quello che entra per calibrare correttamente la spesa. Devo essere sincero: io non sapevo come le entrate centralizzate vengono gestite per poter essere ridistribuite ai vari territori. E' una delle storture che ci portiamo appresso dagli anni Settanta, quando tutta la tassazione è stata portata a Roma».
Un altro passaggio del ministro ha fatto pensare alla Valdastico, anche se certamente il riferimento era molto più generico e generale. Non ha senso, ha detto infatti riferendosi ad un articolo costituzionale sul rapporto con le regioni che secondo Tremonti andrebbe modificato, che le infrastrutture di valenza pubblica nazionale siano di competenza regionale. E' un controsenso, sostiene. Ed è proprio secondo questa filosofia che si teme un intervento d'imperio di Roma per il completamento della Valdastico, riconoscendone un valore sovraprovinciale e di natura nazionale.
Tremonti, in ogni caso, si è tenuto lontanissimo dai temi dell'autonomia e il suo intervento, pur articolato, è stato uno spot per il governo in campo economico. «Già nel 2008 avevamo fatto una manovra triennale sapendo benissimo che sarebbe arrivata la crisi. Ed è stato un bene, perché l'Italia da questo momento difficile ne uscirà meglio di tanti altri. Ne è la prova che non siamo stati noi a dare il via alla caduta e che non siamo nella situazione di tanti altri paesi che invece si presentavano come modello economico. Abbiamo diffidato da servizi e finanza, che infatti hanno ceduto per primi, e dato credito al manifatturiero. E infatti siamo la quinta potenza al mondo nel settore».
Per quanto riguarda la nuova manovra, Tremonti ha assicurato che i tre pilastri saranno lavoro, famiglia e ricerca, mentre sarà necessario intervenire anche sulla costituzione per liberare di più le attività di sviluppo. «Viviamo in un medioevo dove un consiglio di quartiere blocca una città, una regione blocca uno Stato e i verdi bloccano tutto. Ogni anno produciamo 4 chilometri di gazzetta ufficiale, un chilometro quadrato di leggi che diventano un labirinto inestricabile. Dobbiamo intervenire su questo, arricchendo l'articolo 41 della costituzione introducendo la responsabilità individuale, i controlli ex post, l'autocertificazione».
Una strizzatina d'occhio è poi arrivata per la Cisl, quasi seguendo le impronte di Sacconi di due giorni fa quando il ministro del welfare aveva apprezzato le ultime mosse del sindacato, soprattutto a Pomigliano nella vertenza Fiat. Anche Tremonti ha sottolineato questo aspetto, criticando la Cgil ritenuta schiava di ideologie.
Ospite alla tavola rotonda successiva all'intervento di Tremonti c'era Enrico Letta, vicepresidente del Pd, il quale si è dichiarato favorevole ad una riforma che non penalizzi chi produce, ma incida sulle rendite. Sulla necessità dei tagli, Letta suggerisce di procedere con le privatizzazioni e di pensare ad una soppressione delle prefetture. Su Pomigliano, Letta è fiducioso: «Credo che la frattura che si è creata tra i sindacati sarà sanata e che alla fine anche la Cgil firmerà l'accordo»