Torna dai giudici la «frana del Mart»
Impugnata in Cassazione la condanna a risarcire con 80 mila euro i danni patiti da casa Monopoli, in via Bellavista II
ROVERETO. Sono passati quasi vent'anni da quando le prime ruspe entrarono nella campagna dietro la biblioteca per iniziare i lavori che avrebbero portato alla realizzazione del polo culturale di Rovereto. Ne sono passati 15 da quando le crepe che si erano aperte nelle case e ville sul versante della collina sovrastante il cantiere,sono diventate un problema pubblico. Ora quella eterna vicenda torna in un'aula giudiziaria, in Corte di Cassazione. Per un passaggio che solo superficialmente può sembrare poco significativo: formalmente si ragiona di 96 mila euro tra risarcimento e spese legali. Quanto la sentenza di appello dell'11 dicembre 2011 ha riconosciuto a Bruno Monopoli per i danni alle sue proprietà in via Bellavista Seconda.
Ma in realtà in gioco c'è una attribuzione di responsabilità piena a Lamaro e Studio Geotecnico Italiano per i danni provocati dal cantiere del Polo. Che se passasse in giudicato, diventando quindi ufficiale, aprirebbe la porta alla richiesta di risarcimento da parte della Provincia di tutte le spese sostenute per mettere in sicurezza la collina e risarcire i residenti, molto più gravemente danneggiati, di via Setteville. Si ragiona di almeno 6 milioni di euro, ed è chiaro che queste sono le proporzioni della vera posta in gioco in questo giudizio.
Le famiglie più gravemente danneggiate dal cedimento della collina sovrastante il Mart, avevano infatti raggiunto un accordo transattivo dopo avere visto naufragare in nulla un’inchiesta penale ed avere avviato una causa civile mai arrivata a sentenza proprio in virtù di quell’accordo. La Provincia, facendola molto breve, aveva coperto le spese ed il danno morale per il lungo periodo in cui gli interessati avevano dovuto lasciare le proprie case, pericolanti. Ed inoltre aveva provveduto a spese proprie a demolire e ricostruire identici (ma sani) gli edifici lesionati. Aveva infine messo in sicurezza, si spera definitivamente, il versante della collina realizzando un lungo muro di contenimento «tirantato», cioè ancorato agli strati profondi della roccia con dei tiranti in metallo a valle delle case. Si era però riservata di farsi risarcire di tutte le spese sostenute (circa 6 milioni di euro, appunto, ma più per difetto che per eccesso) nel momento in cui fossero emerse chiare responsabilità per l'accaduto. Come dire, se si è trattato di una calamità imprevedibile e inevitabile, pur se innescata dai lavori di scavo, i costi restano a carico della comunità, ma se emergeranno colpe per come i lavori sono stati eseguiti o per l'imprudenza nell'affrontarli in una zona geologicamente così delicata, i diritti risarcitori saranno esercitati dalla Provincia, che avrebbe in questo caso solo “anticipato“ il risarcimento ai cittadini danneggiati. Una possibilità che sembrava solo teorica, perché solo un giudice poteva accertare colpe, e in quel momento cause o processi pendendenti sembravano non essercene.
In questo contesto è arrivata la sentenza Monopoli.
Via Bellavista Seconda si trova parallela e più in alto rispetto a via Setteville. I danni si sono manifestati più tardi ed in misura meno imponente: le case sono ancora abitabili. E Monopoli era rimasto fuori da quella prima causa civile e quindi da tutta la partita poi gestita da residenti di via Setteville, Comune e Provincia. Nel 2005 aveva fatto causa autonomamente, chiedendo il risarcimento e nel marzo 2010 il giudice roveretano gli aveva dato ragione, fissando in 120 mila euro il dovuto da parte di Comune, Lamaro e Studio Geotecnico Italiano. Il magistrato stabiliva che a risarcire materialmente dovessero essere il costruttore, Lamaro, e lo Studio Geotecnico, che aveva seguito tutte le attività di cantiere dal punto di vista della stabilità geologica della collina. La sentenza era stata impugnata ma poi confermata in appello, con la riduzione del risarcimento, fissato in 80 mila euro, più le spese legali: 96 mila euro complessivi. E' questa la sentenza ora impugnata in cassazione dallo Studio Geotecnico Italiano, che chiede si ritorni a valutare la questione in Appello. Il Comune di Rovereto resisterà in giudizio, ritenendo le motivazioni del ricorso infondate.
©RIPRODUZIONE RISERVATA