Ticket più salati anche al pronto soccorso
Da prestazioni specialistiche, farmaci e Rsa un incasso di 7,5 milioni. Reddito di garanzia, taglio di 6 milioni. Sacrifici anche per la cultura
TRENTO. È di 14 milioni (l’1,3%) il sacrificio chiesto per il 2015 al fondo sanitario provinciale, che passa da 1 miliardo 106 milioni di euro del 2014 a 1 miliardo e 92 milioni. Le risorse caleranno di altri 13,7 milioni da qui al 2017, portando la riduzione complessiva nel triennio al 2,5%. Sono le cifre contenute nella manovra finanziaria presentata ieri dal presidente della Provincia Ugo Rossi e dal vice Alessandro Olivi alle parti sociali e poi alla maggioranza.
Una contrazione di risorse che secondo la giunta è compatibile con ulteriori azioni di efficientamento dell’organizzazione e dei servizi, e contemporaneamente con l’applicazione di ticket sulle prestazioni specialistiche (visite, Tac, Pet, chirurgia ambulatoriale) e sui farmaci. «I ticket trentini - ha rassicurato Rossi - non supereranno i livelli nazionali e gli aumenti riguarderanno le categorie che possono permettersi di pagare». Tradotto, il decreto del 2011 del governo Berlusconi ha previsto una quota di 10 euro in aggiunta ai 36,15 euro massimi per ricetta, consentendo però alle Regioni di adottare misure alternative che assicurassero lo stesso gettito. Il Trentino era rimasto, con la val d’Aosta, l’unico a non aver aumentato il ticket nazionale. Ora lo farà, rapportando però la compartecipazione al reddito, come hanno fatto Veneto, Marche, Emilia Romagna, Toscana e Umbria: si va fino a 32 euro in Umbria, 40 euro in Toscana, a un massimo di 70 euro in Emilia e Marche, sulla base di quattro fasce reddituali (sotto i 36 mila euro, fino a 70 mila, fino a 100 mila e sopra i 100 mila euro).
Oltre al reddito, l’applicazione terrà conto anche delle patologie croniche. Saranno rivisti anche i ticket sul pronto soccorso, dove oggi i codici bianchi (non urgenti) pagano da 25 a 75 euro a seconda della prestazione e i codici verdi 50 euro se la visita non si limita al pronto soccorso. Complessivamente la Provincia incasserà tra i 7 e gli 8 milioni di euro, meno dei 10 milioni ipotizzati nella proposta dell’Azienda sanitaria. «Chiedere 50 euro ha chi ha un reddito elevato per prestazioni che si fanno una o due volte all’anno non è un salasso», ribadisce Rossi.
Come annunciato, i ticket riguarderanno anche le Rsa, dove in modo graduale, dal 2016, sarà introdotto l’Icef in modo da aumentare le entrate e ridurre la spesa. Dal 2014 al 2017 le risorse del fondo socioassistenziale caleranno del 4%, da 109 a 105 milioni. Forte la riduzione del fondo famiglia, che risente del taglio al reddito di garanzia (che passa da 18 a 12 milioni), che dovrebbe venire «sgonfiato» dal nuovo reddito di attivazione: aumentando i periodi di copertura degli ammortizzatori sociali, dovrebbero esserci meno persone con il reddito di garanzia. A favore della famiglia resta un pacchetto di oltre 120 milioni, di cui 25 milioni per i canoni Itea, 13 milioni per l’assistenza odontoiatrica e 34 milioni di assegno regionale al nucleo familiare. La scure sulla spesa colpisce - come annunciato - tutti i settori: dalla cultura (-7,2% in tre anni) all’università (-4,6% in tre anni, -5,4% su ricerca e investimenti), dall’ambiente (-5,8%) al personale (-6,8%), dalla viabilità -5,8%) ai trasporti. Soffrirà meno la scuola, che l’anno prossimo perderà solo lo 0,1% nel 2015, il 2,3% nel triennio.
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