Tavolini all'aperto, basta anarchia a Trento. Il Comune vieta plastica e pedane

Sono serviti nove anni di stop and go, lunghe trattative con le associazioni dei pubblici esercenti, ma alla fine il disciplinare è stato partorito


Chiara Bert


TRENTO. No a pedane e recinti, bandite le coperture a pagoda, le sedie e i tavolini in plastica, quelli troppo decorati. Ok a legno, metallo, vimini. Vasi tutti uguali, in cotto, pietra o ferro verniciato; tovaglie e imbottiture con accostamenti cromatici, vietate le scritte pubblicitarie sugli ombrelloni. Approvato, dopo 9 anni di dibattito, il regolamento sui tavolini dei bar in centro storico.
La giunta comunale lo ha approvato ieri mattina, al termine di un percorso cominciato nel 2001, quando assessore era Franco Grasselli, e continuato con Rudari e Pompermaier. Sembrava relativamente semplice, fissare alcune regole per mettere ordine nella babele dei plateatici, ma così non è stato. Sono serviti nove anni di stop and go, lunghe trattative con le associazioni dei pubblici esercenti, ma alla fine il disciplinare è stato partorito, presentato ieri dagli assessori Michelangelo Marchesi (ambiente) e Fabiano Condini (attività economiche): 15 pagine in cui si passano in rassegna sedie, tavolini, ombrelloni, pedane, vasi. Un decalogo minuzioso «perché la città ha bisogno di mettere un po' d'ordine», ha detto Condini. «I tavolini all'aperto sono aumentati e rispondono a un nuovo modo di vivere la città», ha ricordato Marchesi, «ma il fenomeno va governato in una logica aperta che terrà conto delle evoluzioni del design e delle proposte degli operatori».
Ecco allora i nuovi dettami estetici. Gli arredi dovranno essere semplici, leggeri, uniformi, smantellabili al massimo in 24 ore. Sedie e tavoli dello stesso colore e di tipologie simili: ammessi metalli, legno, vimini, di colori naturali, nero, bianco, beige, grigio, marrone e verde scuro. Bandita la plastica. Vietato l'uso di pedane e basamenti, che in caso di necessità potranno essere solo in legno e senza rivestimenti. Vietati anche i recinti e le palizzate, ritenuti non necessari: i vasi con piante dovranno essere tutti uguali tra loro, per colore, forma e materiale (cotto, pietra o ferro verniciato), alti al massimo un metro e mezzo. I dehors, le strutture fisse anche d'inverno, sono ammessi sulla base di un progetto unitario da parte degli operatori di singole vie o piazze, ma senza incentivo.
Le regole, valide nel centro storico di Trento e dei sobborghi, saranno operative da marzo 2011. Baristi e ristoratori avranno 5 anni di tempo per adeguarsi ai nuovi canoni, in modo - hanno spiegato gli assessori - da poter ammortizzare gli investimenti già fatti per i plateatici. Per chi si adeguerà, scatterà una riduzione del 50% del canone di occupazione suolo pubblico per 5 anni: se per un locale la spesa media si aggira sui 3 mila euro a stagione, significherà circa 7.500 euro in 5 anni. È stato calcolato che per il Comune il mancato incasso sarà al massimo di 79 mila euro all'anno, 395.700 euro per i 5 anni di agevolazione previsti.
Chi proporrà soluzioni difformi, potrà comunque chiedere una deroga: la risposta arriverà, entro un mese, da una commissione tecnica composta da tre dirigenti. In caso di deroga non ci sarà però nessun incentivo. «L'80% è già in regola», assicura Massimiliano Peterlana, titolare del ristorante «Le Due Spade» e presidente di Fiepet Confesercenti, «il regolamento è buono, non troppo vincolante». Giorgio Buratti (Fipe Unione) lo giudica «un inizio»: «Il disciplinare andrebbe esteso anche oltre il centro storico e andrebbero date le agevolazioni anche a chi ottiene la deroga. Correggeremo in corso d'opera».

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