Tamponi gratis? «No grazie» 

L’emergenza Coronavirus. La campagna della Provincia è un flop. In valle di Fassa adesioni attorno al 15 per cento I cittadini non vogliono più rischiare la quarantena. I sindaci: «Ora è troppo tardi, bisognava intervenire prima».


Andrea Selva


Trento. Tamponi? No, grazie. Accade pure questo in Trentino, dove gli addetti dell’Azienda sanitaria si sono ritrovati con le mani in mano nelle giornate in cui erano previsti i tamponi (gratuiti) in alcuni comuni della valle di Fassa: i cittadini, nonostante le lettere inviate dalle loro amministrazioni comunali, non si sono presentati. Tanto che a Soraga, giusto per citare l’ultimo esempio, solo il 15 per cento degli aventi diritto hanno effettuato il tampone. E ancora meno sono quelli che nei giorni precedenti si sono recati a Mazzin. Nei prossimi giorni la campagna di tamponi proseguirà a Sen Jan di Fassa e infine a Moena, ma se continuerà questa tendenza sarà sicuramente impossibile raggiungere gli obiettivi che Provincia e Azienda sanitaria avevano fissato, cioè un’affluenza ai tamponi di circa il 60 per cento.

L’Azienda sanitaria - che sta effettuando gli esami per conto della Provincia, che ha voluto organizzare l’operazione - non ha voluto fornire alcun dato sull’affluenza, facendo intendere che sarà la Provincia eventualmente a comunicare il “flop”. Ma i sindaci della valle sono al corrente della situazione e non sono affatto sorpresi: «Grazie alla Provincia per i tamponi gratuiti, ma bisognava farli prima, nel pieno dell’emergenza, allora sì che ci sarebbe stata la coda dei cittadini, non ora che siamo in piena riapertura, con la stagione turistica alle porte». Comunque da parte delle amministrazioni comunali è partito l’appello ad agire con senso civico: «La partecipazione è importante sia per motivi di salute pubblica, sia per la ricerca sull’epidemia».

Dopo la valle di Fassa il programma della Provincia, prevede l’effettuazione di questi tamponi anche in altri Comuni del Trentino occidentale, dove la percentuale di contagi è stata particolarmente elevata. Si tratta di un’operazione che si aggiunge ai test sierologici già effettuati nei 5 comuni trentini dove l’epidemia ha avuto una diffusione maggiore. Ma come si spiega la mancata risposta da parte della popolazione dopo che nelle scorse settimane c’era stata un’altissima richiesta proprio di tamponi? Il problema - spiegano in valle di Fassa - è che già nelle scorse settimane il Comun general, nei comuni dove non erano stati effettuati i test sierologici gratuiti della Provincia, aveva reso disponibili test sierologici alla cifra agevolata di circa 30 euro. Ne sono stati effettuati circa 2.500. Quindi molti cittadini hanno già avuto una risposta sulla propria situazione, ma quando si passa dal test sierologico al tampone aumentano le resistenze: in caso di positività infatti scatterebbe l’isolamento per il soggetto interessato, ma anche per i congiunti. Molti, in questo clima di caduta delle precauzioni, non avendo sintomi di infezione non vogliono rischiare e rifiutano di sottoporsi ai test. Ma proprio a loro è rivolta la lettera che l’Azienda sanitaria ha preparato in collaborazione con le amministrazioni comunali in cui si legge: «Lo scopo di questa iniziativa è quello di rilevare la presenza di soggetti asintomatici o con pochi sintomi che però presentano il virus nelle secrezioni naso faringee e che sono quindi contagiosi. L’individuazione precoce di tali soggetti permette di evitare lo sviluppo di ulteriori focolai di malattia. Inoltre la rilevazione a tappeto in alcuni comuni della provincia di Trento ci permette di capire quanto il virus circola ancora nella nostra comunità e quindi permette di orientare le scelte legate alla riapertura in sicurezza delle attività della nostra vita quotidiana (negozi, scuole, attività, lavorative). È quindi fondamentale per la buona riuscita dell’iniziativa la collaborazione di tutti i cittadini e la loro massiccia adesione all’iniziativa per consentire alla “comunità” di avere dati fondamentali per la protezione della salute di tutti noi». Un appello accorato che però per il momento pare non fare presa sui cittadini dei comuni coinvolti.













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