Superdirettore all'Asl di Trento, medici in allarme

Zumiani (Ordine): «Servono correttivi per impedire personalismi»


Giuliano Lott


TRENTO. Il superdirettore generale dell'Azienda sanitaria, con diritto di controllare e licenziare i dirigenti medici, non preoccupa il presidente dell'Ordine dei medici Giuseppe Zumiani. Il quale però mette sull'avviso: attenti ai personalismi, servono delle misure correttive. «La verifica quinquennale sull'operato dei dirigenti medici esiste già. Ed è del tutto legittimo che sia il direttore generale a valutare se gli obiettivi siano o meno stati raggiunti». Quanto alle novità introdotte dalla Finanziaria 2011, che assegna maggiori poteri al direttore generale, Zumiani spiega: «Per ora sono solo enunciazioni. La direzione deve essere forte, ma non egemone. E' un incarico tecnico, e non c'è nulla di male se il direttore generale si sceglie il suo staff. Certo, quando è uno solo che decide, ci si può chiedere se le sue valutazioni vengano ispirate da un parere di tipo tecnico o se sulla presunta neutralità agiscano anche valutazioni più personalistiche». E' un rischio che esiste? «Il pericolo c'è, è innegabile, e si può discutere se sia il caso di introdurre dei correttivi contro eccessi di personalismo. Noi medici avevamo proposto di affiancare un comitato scientifico, come organismo di tutela, già nella fase della valutazione. Nella legge votata in Provincia invece la commissione interviene solo dopo il giudizio. Ma gli organismi di tutela esistono lo stesso. Nella mia carriera, quando il direttiore generale era Favaretti, ho ricevuto un rinnovo triennale alla scadenza dei primi cinque anni di contratto. Molti lo trovarono strano, ma io non mi preoccupai. Tant'è che alla fine ottenni un un ulteriore rinnovo. Quinquennale».  «Primari sotto esame? E' già così da molti anni» taglia corto il professor Claudio Eccher, a lungo primario di chirurgia al Santa Chiara. «Un tempo, vigeva il principio della stabilizzazione: chi diventava primario lo rimaneva a vita. Quando venne introdotto il contratto quinquennale fui tra i primi ad accettarlo, pur avendo, come tutti i primari nominati con il vecchio sistema, la facoltà di rifiutare. Ciò che fa la differenza è come vengono valutati. Non può essere il solo direttore generale a decidere se un primario meriti o meno la riconferma, bisogna che il suo operato venga analizzato da una commissione tecnica in base a dei parametri oggettivi. Altrimenti assisteremo allo strapotere del direttore generale, che è già scelto con la logica dello spoil system, visto che viene nominato dalla giunta provinciale, e può scegliersi a piacimento le principali figure dirigenziali». Ciò che davvero interessa, al di là delle appartenenze politiche, sostiene Eccher, «è che la sanità funzioni bene e per tutti. E' indecoroso trasformare i medici in burattini del potere politico. Sono prima di tutto un medico e il mio sforzo va nella direzione della meritocrazia, dell'equità e della trasparenza, soprattutto in materia di sanità. Se diventa preponderante l'impostazione politica nelle cariche dirigenziali, il rischio di ritrovarsi dirigenti medici incompetenti nominati per appartenenza politica anzichè per meriti è forte e rappresenta un serio rischio per la qualità del servizio, a scapito dei cittadini. Su questo argomento ho depositato una mozione in consiglio provinciale, che verrà discussa a breve».

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