Sul palco la Spoon River del Leno / FOTO

Illustri cittadini impersonano le storie di 50 roveretani del passato



ROVERETO. Raccontava Fernanda Pivano che quando Cesare Pavese le portò l'Antologia di Spoon River lei l'aprì a caso e lesse "mentre la baciavo con l'anima sulle labbra, l'anima d'improvviso mi fuggì". Quei versi le mozzarono il fiato. Uno spaccato dell'opera di Edgar Lee Masters è riecheggiato ieri all'Auditorium Melotti grazie alla "Compagnia dell'Attimo". Il regista Leonardo Franchini affiancato da Gabriella Pedrai ha messo in scena la "Spoon River roveretana", o l'"Antologia del Leno" su testo commissionato alla scrittrice Antonella Bragagna che ha tracciato 50 poetici ritratti di roveretani vissuti tra il XVII a metà XIX secolo.

La loro vita è stata desunta dal Libro dei morti recuperato all'Arcipretale di San Marco. Una carrellata di personaggi: l'artigiano, la contessa, il tintore l'intellettuale, il bandito, la monaca di clausura, la donna malata di demenza senile e il ladro sorpreso a rubare che uccide con un tagliacarte la contessa Fedrigotti. Storie vere dei nostri bis-bisnonni, la cui vita andrebbe persa senza scrittori e registi capaci di restituirli alla memoria.

A dar loro voce, attori ma soprattutto roveretani che nella vita fanno altro, come il vicesindaco Gianpaolo Daicampi, l'assessore Luisa Filippi, gli ex assessori Donata Loss e Patricia Salomoni, l'avvocato Giampaolo Ferrari, la giornalista Patrizia Belli, la farmacista Lorenza Soave, il fotografo Paolo Aldi, il professor Marco Dallari, Loredana Cont, con la musica del Coro Anthea diretto da Quinto Canali.

Toccante Luisa Filippi nel ruolo di una giovane che muore di tisi, di grande dignità il personaggio interpretato da Giampaolo Ferrari: un pittore che - guarda la coincidenza - rifiuta la carriera legale degli avi per inseguire il suo sogno, intensa Patrizia Belli nel raccontare la vita di una donna che tingeva la seta e si ritrova a disegnare arcobaleni in cielo, inedita Loredana Cont che, svestiti i panni di attrice comica, impersona la Contessa Firmian. Struggente la parte di Viola, una bimba che disegna col gessetto il gioco della "Scaia" e invoca gli amici che mai arrivano. Alla fine grandi applausi. E il regista Leonardo Franchini: «Se Rovereto si guarda con attenzione scopre di volare alto».













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