Sui monti trentini le croci degli Schützen
Ignorate le proteste di Sat e Alpini, domani e domenica le commemorazioni. Dove? Il comandante Dalprà non lo dice
TRENTO. Zitti, zitti, nonostante le proteste della Sat, nonostante la condanna degli alpini, nel silenzio degli autonomisti trentini, gli Schützen hanno piantato le loro croci in ricordo degli Standschützen tirolesi caduti durante la Grande Guerra. Nell’epoca della riconciliazione ecco una croce che in terra italiana esordisce in tedesco ricordando i morti di una parte. E solo quelli.
Le croci dovevano essere 74 ma probabilmente la stima è eccessiva perché in alcuni casi non sono ancora state posate mentre in altre situazioni - come ad esempio sulla vetta della Marmolada - si è scelto di installare solamente la targa commemorativa. Sapere dove sono esattamente non è possibile perché il comandante trentino Paolo Dalprà non ha voluto diffondere l’elenco: «Non vogliamo metterci in mostra» ha dichiarato. E non vuole fornire informazioni nemmeno il vice comandante, l’autonomista Giuseppe Corona.
Ma intanto sui social network le fotografie di queste croci sono decine - in varie parti del Trentino - con gli Schützen impegnati a preparare i basamenti per la posa, in tempo per le commemorazioni che saranno domani e domenica. Se vedrete quindi salire in cielo il fumo di settanta fuochi, sulle vette del Trentino Alto Adige, ma anche sui luoghi di battaglia, sul fronte della Grande Guerra, dal Tonale alla Marmolada passando per il Basso Trentino, saprete che sarà in memoria degli Standschützen.
Niente hanno potuto le proteste della Sat (che pure ha negato il permesso di piantare una croce al rifugio Mandron, di cui la Sat è proprietaria), niente hanno potuto le proteste degli alpini (allibiti) che avevano rilanciato proponendo agli Schützen un progetto comune, niente ha potuto nemmeno l’interrogazione di uno sbalordito Filippo Degasperi (Movimento 5 Stelle) che era intervenuto nel silenzio generale chiedendo cosa sarebbe accaduto se gli alpini si fossero attivati per ricordare (solo) le penne nere sul fronte della Grande Guerra.
Disse Ugo Rossi (d’accordo con il collega altoatesino Kompatscher) che un’iniziativa del genere doveva (almeno) ricordare tutti i caduti e non soltanto una parte: «Non abbiamo ricevuto alcuna richiesta ufficiale, se ne dovrà parlare». Era l’aprile scorso, poi le richieste ufficiali sono arrivate e la Provincia- per quanto di propria competenza - ha dato il via libera, senza che nessuno sentisse il bisogno di parlarne. Via libera anche dai Comuni interessati.
L’appuntamento - per i cappelli piumati - è quindi per domani e domenica: ogni compagnia sarà responsabile degli eventi sul proprio territorio. E ognuno infatti ha diffuso - a modo suo - gli avvisi. Il programma è sempre quello: messa, benedizione, discorsi, banda musicale e pranzo. Anche il nome dell’iniziativa è in tedesco: “An der front”