Statuto, Pd all’attacco: «Congelare il ddl»

Il gruppo si schiera con Dorigatti: «A Rossi avevamo detto di no». Patt diviso, critiche da Bottamedi e Kaswalder


di Chiara Bert


TRENTO. Un rapido chiarimento in maggioranza che valuti un congelamento del disegno di legge costituzionale di revisione dello statuto di autonomia presentato dai senatori del centrosinistra autonomia (primo firmatario Karl Zeller, Svp). Il gruppo del Pd provinciale si schiera con il presidente del consiglio Bruno Dorigatti e conferma il suo no alla strategia dei governatori delle due Province, Ugo Rossi e Arno Kompatscher, di accelerare sul binario parlamentare proprio mentre a Trento e Bolzano si apre un fragile percorso di riforma dello statuto che dovrebbe passare per gli organismi della Consulta (trentina) e della Convenzione (altoatesina).

Il no del Pd. Il ddl depositato al Senato il 28 gennaio (sottoscritto anche da Panizza, Fravezzi e Tonini) punta ad aumentare le competenze delle Province di Trento e Bolzano in settori chiave, come ambiente, istruzione, commercio, urbanistica, su cui ora c’è solo la potestà concorrente. Contemporaneamente spoglia la Regione di una delle ultime competenze che le sono rimaste, gli enti locali, che vengono trasferiti alle due Province: una previsione che, in assenza di un nuovo assetto della Regione, viene letta come una pura concessione alla Svp.

Di fronte allo scontro istituzionale tra Dorigatti e Rossi, con il primo che ha accusato il governatore di aver «fatto a pezzi la Consulta», il gruppo consigliare del Pd ieri ha parlato con una nota diffusa dopo l’incontro di pranzo: nota in cui ribadisce «quanto già manifestato in ogni occasione, in tutte le circostanze, e ad ogni interlocutore, e cioè l’inopportunità di depositare il disegno di legge in coincidenza con i lavori della Consulta». Una posizione, chiarisce il gruppo, che «era stata ampiamente condivisa anche nel corso di una riunione organizzata a Trento nel novembre scorso dal gruppo regionale del Pd, presenti i parlamentari»: «Spetta innanzitutto alla Consulta, che ha ricevuto un largo mandato dal consiglio provinciale, il ruolo di guida in un processo di revisione che si è voluto ricco, partecipato e complessivo. Un processo che mal s’accompagna con interventi circoscritti e disgiunti come quello recentemente depositato al Senato, che peraltro si sostanzia sia di proposte tecniche urgenti che di intenzioni politiche».

Il Patt. Dibattito acceso ieri anche in casa autonomista, dove al dove all’incontro del gruppo del lunedì era presente anche il segretario-senatore Franco Panizza, uno dei firmatari del ddl, che ha difeso a spada tratta l’iniziativa. All’attacco Manuela Bottamedi, che era finita sotto accusa nel partito per il suo voto di astensione sul ddl Consulta: «Rossi aveva già in mente tutto, d’altra parte lo aveva dichiarato tre giorni prima “Faremo un sobrio disegno di legge costituzionale che trasformi le competenze concorrenti in primarie”. Era già tutto deciso, la Consulta pura operazione di facciata. Ed altrettanto chiarissimo risulta ora il motivo per cui mi hanno processata per tre ore in giunta Patt, votando infine un documento contro di me: punita perché mi sono permessa di dire la verità. Ma non andrebbero processati coloro che ci raccontano bugie?». Critico anche Walter Kaswalder, che nel ddl vede rischi di smantellamento della Regione.

Rossi e Kompatscher. «Nessuna preoccupazione di svuotare la Consulta», ha risposto ieri da Rovereto il governatore Ugo Rossi, che si è detto stupito dai toni usati da Dorigatti: «Spero sia stato un momento di sconforto, non mi sono mai scontrato con nessuno, e spero lo stesso atteggiamento lo abbia chi ha usato parole eccessive». «Un conto sono le competenze, altro è l’assetto della Regione e il processo partecipativo di revisione dello statuto che sono di competenza della Consulta». Secca anche la replica del presidente altoatesino Arno Kompatscher: «Non c’è stato alcun blitz. La procedura è stata concordata all’interno della maggioranza regionale, in una riunione con i capigruppo si è discusso del deposito del disegno di legge. Mi stupisco dello stupore di alcuni... Abbiamo sempre detto che la materia delle competenze sarebbe stata portata avanti con una proposta di legge a parte, mentre la Convenzione avrebbe affrontato il resto della tematica relativa alla revisione dello statuto».

I sindacati. Sul tema intervengono anche Cgil, Cisl e Uil: «Se il percorso di definizione del Terzo Statuto sarà partecipativo la nostra autonomia ne uscirà rafforzata», osservano i segretari Ianeselli, Pomini e Alotti. «Abbiamo di fronte un'operazione importante e la nostra comunità è abbastanza matura per partecipare a questo fondamentale passaggio che dovrà avere come punto di arrivo una nuova e innovativa fase per la nostra autonomia».

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