Statale del Caffaro, i Tir in aumento

Il fenomeno confermato da Marchiodi della polizia e dagli autisti delle corriere: «Passano di qui per risparmiare sull’A22»


di Ettore Zini


GIUDICARIE. Tir. Un problema che non tocca solo la Val di Non e Sole, con il transito dei mezzi pesanti del trasporto mele e acque minerali. Con la crisi, per i tir provenienti dall’Est Europeo sparisce la direttrice Trento-Verona- Brescia per lasciare posto alla strada che, dall’uscita di Trento Nord imbocca il Limarò, lungo la statale 237 del Caffaro, per arrivare a Odolo – il distretto del tondino - o imboccare il nodo autostradale, verso Bergamo e Milano, a Rovato. Strade più strette e tortuose rispetto all’autostrada del Brennero e Milano-Venezia, ma più economiche per l’assenza di pedaggi. E soprattutto più brevi, in termini chilometrici, per raggiungere le aree industriali bresciane di Vobarno o il regno delle fonderie del ferro di Odolo-Preseglie. «Non era così tempo fa – spiega Livio Polana, autista di linea della Trentino Trasporti che le strade delle Giudicarie le deve percorrere tutti i giorni - Ora se ti trovi davanti due di quei bestioni sulle nostre strade, viaggiare diventa un problema. Sono soprattutto autotreni dell’Est che ritengono più conveniente utilizzare il tragitto come scorciatoia. La riprova l’abbiamo avuta a gennaio, quando la frana di Anfo, sul lago d’Idro, ha chiuso la viabilità». In quei giorni, dice l’autista di pullman, di tir stranieri non se ne sono visti. Se non quei pochi diretti alle aree industriali del basso Chiese.

Che la statale del Caffaro sia sempre più battuta da autotreni di provenienza dall’Est, lo conferma anche Carlo Marchiori, comandante del corpo di polizia delle Giudicarie, alle cui pattuglie capita spesso di controllare automezzi polacchi, cecoslovacchi e paesi limitrofi. «Difficile dire in che misura il traffico di questi autotreni sia aumentato. Per farlo bisognerebbe avere dei termini di paragone o fare dei rilievi mirati che non ci competono. Posso però dire che spesso, nell’ambito di normali controlli del codice della strada, effettuiamo delle verifiche a grossi articolati proveniente dall’Est dell’Europa».

Appurare con certezza quanti di quei bestioni della strada ritengano più economico deviare verso il tortuoso asse viario che dalle Sarche e la val del Chiese, non è facile. Per averne contezza, dice uno degli autisti che periodicamente dall’Austria fornisce di tronchi il distretto del legno di Condino, bisognerebbe fare un censimento che certifichi questi tragitti preferenziali. «Nella valle del Noce – obbietta – la Provincia ha messo cartelli che invitano i veicoli lenti a dare la precedenza alle auto. Non vedo perché anche qui, con le gallerie di Ponte Pià e le strade che attraversano i paesi, non si faccia altrettanto».

Il riferimento poi alla complessa viabilità del versante bresciano che costeggia il lago d’Idro e attraversa paesi come Lavenone - una delle priorità della convenzione tra Trento e Brescia per il miglioramento del collegamento stradale tra le due Regioni - è scontato. Anche perché il percorso individuato dagli autisti dei paesi dell’Est viene utilizzato, sia all’andata che al ritorno.

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano