Sossi: «Così risanerò i conti della Sapes»
Storo, l’amministratore spiega il piano di riorganizzazione alla vigilia dell’incontro di domani con l’assessore Olivi
STORO. La liquidità c'è, gli ordini anche, manca una tregua sul debito. Questa, in buona sostanza, la posizione che domani Marzia Buccio, titolare di Lunafin sas, la società che controlla al 100% Sapes spa di Storo e O.G. Officine Giudicariesi srl di Condino, illustrerà al tavolo con le banche convocato in Provincia da Alessandro Olivi.
L'assessore aveva dichiarato il suo obiettivo giorni fa: dar vita, se possibile, ad una task force per consentire all'azienda del Chiese di continuare a lavorare, senza restare schiacciata sotto il peso dei suoi 40 milioni di debiti.
Perciò, tenendo conto del mercato automotive in ripresa e di 120 posti di lavoro altrimenti destinati a scomparire, ha chiesto alle banche di sospendere eventuali azioni di revoca e di esaminare il nuovo piano di ristrutturazione aziendale. E' di questo che si parlerà nell'incontro che, pur esplorativo, ha tutta l'aria di essere un passaggio decisivo per il futuro del gruppo Lunafin.
«Il vento è cambiato ed il mercato ha ricominciato a girare», assicura l'amministratore Sapes, Giuliano Sossi. E precisa: «Quanto alla liquidità, fornitori e, anzitutto, dipendenti sono sempre stati pagati. Non solo: dal 2010 ad oggi con il nostro piano di riorganizzazione abbiamo investito in robotizzazione 2,5 milioni di euro, tutti pagati cash. Possiamo superare le difficoltà. Chiediamo solamente fiducia e tempo».
Certo, 40 milioni di debito, di fiducia e tempo ne richiedono parecchi. Ma le condizioni perché le banche non diano la prima spinta per chiudere l'azienda, paiono esserci. Si tratta di definire un percorso comune tra istituti di credito, Provincia (impegnata con un lease back di 4,4 milioni ed un bond sottoscritto da Tecnofin da 2,1 milioni), azienda ed anche sindacato.
Il quale sino ad oggi, magari con fatica, ha accompagnato il piano di riorganizzazione che, a fronte degli investimenti in capitale fisso, ha portato l'occupazione dalle 170 unità del 2008 alle 120 attuali ricorrendo a prepensionamenti e casse integrazioni.
«L'azienda oggi ha una capacità produttiva di 30 milioni di pezzi l'anno e stiamo definendo buoni contratti con nuovi clienti - dice Sossi - nei prossimi 4 anni riusciremo a triplicare la produzione e già oggi l'incidenza del costo del lavoro sull'unità di prodotto è passata dal 27% del 2010 al 17%. A robotizzazione completata puntiamo al 15% del clup (il costo del lavovoro per unità di prodotto, ndr.). La crisi è stata una dura lezione, ma ora siamo più competitivi». Un quadro, quello illustrato dall'amministratore, valutato da enti terzi (il caso è sotto l'occhio della Scouting) che hanno apprezzato le ulteriori potenzialità della Sapes, azienda ben quotata tra i produttori di componenti auto e con grandi marchi tra i clienti finali – Mercedes, Porsche, Ferrari, Bmw, Jaguar... - cui fornisce pezzi prodotti con la sua tecnologia di stampaggio a caldo ed a freddo.
Capacità produttiva, prodotti, contratti di fornitura sono tutti elementi che possono essere misurati. Resta il nodo del debito che spetta alle banche valutare. Btb stava per chiedere la revoca per i suoi 10 milioni, il che probabilmente avrebbe indotto Bnl-Paribas a fare altrettando e così, a seguire, Popolare Trento, Valsabbina, Cassa Adamello Brenta, Giudicarie Valsabbina, Ing Lease... per approdare, infine, al tribunale. Tuttavia, rivalersi su 10 milioni di patrimonio aziendale sarebbe stata ben poca cosa per 40 milioni di debiti. E, rammentiamolo, una sciagura per i 120 licenziamenti. Forse è meglio sospendere le azioni e ragionare con calma, ha suggerito Olivi ai banchieri. Magari – l'ipotesi di un nuovo direttore generale è già da tempo sul tavolo - suggerendo un cambio di gestione in fabbrica ed un riassetto del controllo. Vedremo cosa saprà partorire l'atteso incontro di domani .