Soluzioni “personalizzate” per i pazienti cardiopatici
Uno studio di cardiologia di Rovereto con il Politecnico di Milano consente di intervenire in maniera più precisa per ridurre la mortalità
ROVERETO. Presentato ieri uno studio, attualmente ancora in corso, dell’Azienda sanitaria provinciale, seguito dalla cardiologia di Rovereto in partnership con il dipartimento di matematica del Politecnico di Milano, sulla dissincronia ventricolare. Lo scopo è quello di acquisire strumenti per una diagnosi precoce e una soluzione “personalizzata”. La dissincronia ventricolare è un’alterazione funzionale che si sviluppa in circa il 30-40% dei pazienti con scompenso cardiaco e che rappresenta la principale causa di ospedalizzazione in Italia dopo i 65 anni. «Quando interviene - ha spiegato Domenico Catanzariti, direttore divisione di cardiologia dell’ospedale di Rovereto - i ventricoli invece di contrarsi i maniera sincrona hanno un’attivazione sfasata nel tempo e questo determina una perdita di efficienza meccanica, di peggioramento dello scompenso e quindi un incremento di mortalità nel tempo».
Ad oggi si interviene chirurgicamente attraverso l’impianto di uno stimolatore biventricolare che ricrea il sincronismo temporale. «Il problema, da cui nasce lo studio - ha spiegato Giuseppe Vergara, ex primario della cardiologia di Rovereto, con cui è partito lo studio - è che la comunità cardiologica mondiale non ha ancora criteri affidabili per la diagnosi di dissincronia cardiaca e conseguentemente per selezionare i pazienti a cui impiantare l’apparecchio. Noi riteniamo che la modellistica matematica possa aiutare nella diagnosi di dissincronia e conseguentemente nell’individuazione dei pazienti».
«La novità alla base dello studio – ha proseguito Catanzariti - è trovare un criterio razionale, a priori, previsionale, di simulazione matematica, affinché la modalità della risincronizzazione venga ottimizzata. Oggi usiamo un segnale che troviamo nell’elettrocardiogramma, che è una misura empirica». Il professor Fabio Nobile del Politecnico ha dichiarato che i risultati dello studio fino ad ora sono confortanti. Lo studio è supportato finanziariamente dalla Fondazione Caritro, sempre in prima linea nel sostenere la ricerca, «soprattutto quella in campo biomedico - ha detto Gianfranco Zandonati presidente del Comitato di indirizzo - Su circa sei milioni e mezzo, in un anno, il 40% viene dato alla ricerca». (a.g.)
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