Scolari a lezione sul lago che esonda

Terlago, il livello dell’acqua continua a salire e ha sommerso strade, segnaletica e campagne. Ecco le foto: prima e dopo


di Roberto Franceschini


TERLAGO. A causa delle abbondanti precipitazioni, il livello dello specchio del lago di Terlago sta aumentando di giorno in giorno. Diversi metri sono lo zero idrometrico, con problemi che si ripercuotono non solo alla viabilità interpoderale (tra il paese e la sponda orientale, in direzione del lido “al Lillà”, e quindi verso il sobborgo cittadino di Cadine), ma soprattutto alle coltivazioni degli alberi da frutta, sommersi da metri di acqua e fanghiglia. Con danni che saranno quantificati solo nelle prossime settimane, ma che sicuramente saranno di una certa entità e gravità, specialmente al loro apparato radicale, che rischia di far marcire le piante. Il fenomeno però sta “convogliando” lungo le sue sponde anche diversi curiosi, i quali possono ammirare i due laghi, adesso uniti in un solo grandioso specchio lacuale, sino alla zona dove si eleva la chiesetta di San Pantaleone. Tempio sacro, ricostruito nel 1537 ma assai più antico, oggi in fase di restauro conservativo. Non a caso, lo stemma comunale del paese, raffigura tre barche ciascuna pilotata da un giovane manovrante una pagaia, su tre distinti specchi lacuali.

L'attuale lago (lungo 1 chilometro e 600 metri, largo 0,33 chilometri e profondo 9 metri), invece, carsico e d'erosione glaciale, si contraddistingue per la sua forma tipica ad otto. Immissari sono il fosso Maestro e la roggia di Terlago, mentre mancano gli emissari, almeno quelli visibili. L'acqua, infatti, esce per emissari sotterranei da alcune cavità carsiche, verso oriente dette “lore”, per ritornare alla luce nei pressi del maso Ischia-Podetti nella Valle dell'Adige, poco a nord della Vela.

Le sue acque, in gran parte confluiscono nel fiume Adige, anziché nel bacino imbrifero montano Sarca-Mincio-Garda. Inoltre, anche i due laghi Santo e Lamar, ai piedi della parete sud della Paganella, tramite un complesso sistema di cavità carsiche si collegherebbero con il lago di Terlago, e poi nel fiume Adige. Ecco perché qualsiasi intervento dell'uomo, utilizzando anche delle potenti idrovore per scaricare l'enorme quantità d'acqua presente nel lago non sortirebbe alcun risultato, come accade, invece, sul lago di Caldonazzo in fase di piena, convogliando le acque in eccesso verso il fiume Brenta. Ecco quindi uno dei tanti motivi storici e scientifici, che stimolano gli alunni e le insegnati del plesso scolastico elementare del paese, a visitare queste zone esondate, che in condizioni “normali” possono anche usufruire di un percorso naturalistico.

Lezioni che incuriosiscono non poco le scolaresche, anche grazie agli effetti scenografici alquanto inusuali. Cartelli stradali praticamente sommersi, staccionate di protezione sul ponte di collegamento ormai inesistenti, campagne e strade completamente allagate. Oltretutto il fenomeno non terminerà a breve, anche qualora ritornassero le belle giornate di sole (ma per il fine settimana sono annunciate nuove piogge), appurato che le montagne circostanti il massiccio Gazza - Paganella, sono ricolme di uno spesso strato di neve. Acqua “ghiacciata” che prima o poi si scioglierà, confluendo inevitabilmente e nuovamente nel lago di fondovalle, alzandone ancor più il livello, con il rischio (come accaduto alcuni anni orsono), di bloccare anche il transito lungo l'arteria provinciale di collegamento tra il capoluogo comunale ed il bivio con la strada statale della Gardesana occidentale 45 bis, al bivio verso Cadine e Vigolo Baselga. In tal caso, l'unica via di fuga, per evitare di scendere verso Covelo, Ciago, Vezzano e dover quindi poi ritornare verso Trento, risalendo l'arteria statale, sarà quella di percorrere la mulattiera posta a nord-est del paese ed il lago principale, in località Cà Magior, per raggiungere da questo versante il lido “al Lillà”, e da qui verso Cadine per poi immettersi nuovamente sulla strada statale della Gardesana.













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