Scienza: i ricercatori trentini dell'Istituto agrario San Michele contribuiscono a mappare il genoma della fragola
Ricerca internazionale sulla fragolina di bosco (varietà Hawaii 4): contiene un cuore di quasi 35 mila geni. Lo stesso istituto aveva mappato il Dna della vite e del melo
TRENTO. Uno studio scientifico internazionale ha permesso di stabilire la sequenza del genoma della fragola mettendo a fuoco caratteristiche per quanto riguarda la forma, il gusto e il colore.
A mappare il frutto (la ricerca è stata condotta sulla fragola selvatica ma apre scenari anche sulle fragole coltivate) è stato un gruppo di scienziati di 5 continenti che fanno parte del consorzio 'The International Strawberry Sequencing Consortium', che ha visto impegnata anche l'Italia con Riccardo Velasco dell'Istituto Agrario San Michele all'Adige (Iasma), sempre su Nature Genetics.
In base allo studio la fragola contiene un cuore di quasi 35 mila geni, ben una volta e mezzo i geni dell'uomo. Dopo il sequenziamento del genoma della vite e del melo, l'Istituto Agrario di San Michele all'Adige è così protagonista di un altro importante risultato di portata internazionale: la decodifica del genoma della fragola, precisamente della fragolina di bosco, varietà Hawaii4.
Il progetto è durato due anni - viene detto in una nota - ed è stato realizzato da un consorzio internazionale formato da 37 istituzioni scientifiche, coordinate dall'università della Florida, dove l'Italia è rappresentata unicamente dall'Istituto di San Michele.
I risultati sono riportati in un articolo scientifico firmato da 71 autori di 37 Istituzioni, pubblicato on line sulla prestigiosa rivista Nature Genetics, lo stesso mensile scientifico del gruppo Nature dedicato alle eccellenze nel settore genetico e genomico, che nel numero di ottobre ha riservato la copertina al genoma del melo.
I geni identificati sono 34.809 ed è il più piccolo genoma di pianta coltivata finora decifrato. Grazie a questo risultato si potrà sostenere e potenziare la ricerca nel campo della fragola e dei piccoli frutti (ad es. lampone) per ottenere in modo rapido nuove varietà di fragola: i tempi del miglioramento genetico convenzionale saranno velocizzati per ottenere piante in grado di produrre frutti più salubri e gustosi e che si difendono da sole dalle malattie e dagli insetti, riducendo così gli interventi agronomici in campagna e realizzando una frutticoltura più sostenibile.
Il progetto ha visto partecipare 25 centri di ricerca nordamericani, due sudafricani, uno norvegese, uno francese, due spagnoli, due cileni, uno israeliano, e uno italiano, appunto, l'Istituto Agrario di San Michele all'Adige, che ha partecipato sia per le competenze sviluppate nei due progetti di sequenziamento di vite e melo, completate rispettivamente nel 2007 e nel 2010, nonché per le strumentazioni all¿avanguardia di cui si è recentemente dotato durante i due progetti.