Schelfi, Dellai in pressing. Ma è quasi no

I vertici Upt dal presidente della Cooperazione per un ultimo tentativo. Ora crescono le quotazioni di Gilmozzi


di Chiara Bert


TRENTO. Dopo Pacher, Schelfi. L’Upt è ancora una volta in pressing. Nonostante lunedì Lorenzo Dellai abbia cercato di depistare, «Nessuno ha mai pensato o proposto Schelfi come candidato dell’Unione alle primarie», ieri lo stesso Dellai insieme al segretario del partito Flavia Fontana ha incontrato il presidente della Cooperazione per verificare la sua disponibilità a candidarsi alle primarie del centrosinistra per il ruolo di governatore.

Anche a loro, come aveva già fatto con le persone a lui più vicine, Schelfi ha ripetuto che la sua era una disponibilità ad essere candidato di coalizione, perché questo è il suo profilo, e non di una parte. Nel primo caso la partita sarebbe valsa i sacrifici di un suo addio alla Cooperazione, mettendo nel conto le critiche legate al suo quarto mandato iniziato solo un anno fa. Altra cosa è candidarsi alle primarie per un partito, e rischiare senza rete. L’ultimo tentativo dei vertici Upt è di convincere Schelfi che la sua potrebbe comunque essere, anche dentro la competizione delle primarie, una candidatura con un profilo più trasversale, sostenuta anche da mondi della società civile che vanno ben oltre l’Upt e pescano nell’elettorato di altri partiti.

Un tentativo che ai più appare però ormai fuori tempo massimo. Lunedì mattina scade infatti il termine per presentare le candidature e venerdì l’Upt dovrà decidere il proprio nome. Al momento è rimasto l’unico - dei tre principali partiti della coalizione - a non avere un candidato per la presidenza. La situazione, rispetto a qualche settimana fa, si è capovolta a vantaggio degli alleati di Pd e Patt. Quando infatti era ripreso l’assedio di Dellai ad Alberto Pacher, il Pd si era ritrovato spiazzato, in preda alle proprie divisioni interne che gli avevano impedito di trovare un nome unitario visto che di candidature in campo ce n’erano tre, Olivi, Zeni e Borgonovo Re. Da parte sua, il Patt vedeva sfumare le primarie per le quali il suo candidato Ugo Rossi scalda da mesi i motori, e aveva dunque rilanciato chiedendo primarie anche con Pacher in campo. Dellai sembrava vicino al suo obiettivo, quello di vedere alla guida della coalizione il suo successore naturale, il nome che l’Upt giudicava di maggiore garanzia per la tenuta dell’alleanza. Ma di fronte al no definitivo di Pacher, a rimanere spiazzato è stato il partito di Dellai. Che a questo punto ha puntato sulla carta Schelfi come candidato unitario di coalizione, proposta rispedita al mittente da Pd e Patt perché giudicata tardiva. E da lunedì sera - dopo mesi di travaglio interno - i Democratici sono riusciti (almeno all’apparenza) a compattarsi su Alessandro Olivi.

Ecco dunque il capovolgimento di fronte con l’Upt in affanno, costretta a fare i conti con lo scenario che ha sempre cercato di evitare, le primarie. La paura non confessata è di arrivare terzi, dietro a Pd e Patt, consapevoli che il proprio elettorato non è abituato alle primarie come quello del Pd e quindi è più difficile da mobilitare. L’assessore Mauro Gilmozzi, il candidato del partito in pole position, da mesi ha dato la propria disponibilità ma i vertici hanno preferito percorrere altre strade e non hanno mai mostrato di puntare con convinzione su di lui o sull’altro nome interno, l’assessore Tiziano Mellarini, nonostante una parte dell’Upt negli ultimi giorni abbia palesato il proprio malumore per il mancato riconoscimento a chi, in questi anni, si è sporcato le mani nell’attività di governo su temi spinosi, come la riforma delle Comunità di valle e la riorganizzazione della Provincia. Oggi però, di fronte al no di Schelfi, la candidatura di Gilmozzi torna prepotentemente in primo piano. Venerdì l’ultima parola spetterà al parlamentino.

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