Sanità, ecco il ticket «alla trentina»

L'idea è trasferirlo sulle prestazioni diagnostiche non ritenute urgenti


Robert Tosin


TRENTO. Graziati dal ticket del pronto soccorso. O almeno così pare dopo le ultime indicazioni che l'assessore Ugo Rossi ha raccolto dal tavolo del Consiglio dei sanitari, la "commissione" consultiva che misura l'impatto di normative tanto delicate sui cittadini e il loro portafoglio. «Ci stiamo lavorando - spiega l'assessore alla sanità - ma non abbiamo fretta».

Lo spauracchio tuttora in campo è quello dell'introduzione di una "tassa" sull'accesso facile al pronto soccorso, intervento previsto dalla finanziaria nazionale alla quale il Trentino dovrà attenersi, ma studiando un proprio sistema che sia magari più equo e non penalizzante. Se l'obiettivo primario è quello di far quadrare i conti, quello non del tutto secondario è regolare l'accesso al pronto soccorso in modo più consono.

Ad oggi, infatti, molto spesso l'emergenza viene utilizzata non per una reale necessità, ma come scorciatoia gratuita verso visite e controlli che potrebbero invece seguire benissimo altre strade. Le quali, però, sono spesso intasate e malandante tanto da costringere i pazienti a lunghe attese per poter ottenere una qualsiasi visita specialistica. Ma l'uso improprio del pronto soccorso come corsia preferenziale appesantisce tutta la macchina sanitaria, provocando conseguenze a catena sull'efficacia dei servizi.

Le strade scelte dalla politica gestionale sono due e vanno di pari passo. Da una parte c'è l'impegno a sensibilizzare fortemente i medici di base affinché si offrano come primo filtro fra utente e ospedale. E questo si fa con diagnosi più precise e con una misurazione realistica dell'urgenza del problema. Dall'altra si vuole mettere in campo un piano deterrente, toccando appunto il portafoglio del cittadino, che così sarà un po' più prudente nel rivolgersi con superficialità alle strutture dell'emergenza.

E qui la soluzione più facile è stata individuata con una sorta di "punizione": i codici bianchi e verdi al pronto soccorso (quelli senza urgenza e lievi) si pagano. «Al Consiglio dei sanitari - spiega l'assessore - è arrivato un via libera sostanziale anche per questa misura, ma stiamo valutando un'altra opportunità, forse più equa, se vogliamo definirla così. E cioè quella di evitare il "ticket secco", ma di caricarlo piuttosto sulle visite specialistiche qualora richieste attraverso canali d'urgenza quando l'urgenza non c'è. Questo non sarebbe penalizzante, perché si tratterebbe di un ticket che si sarebbe dovuto pagare ugualmente passando attraverso il Cup».

Ma prima, lo dice sempre l'assessore, si tratterà di capire anche esattamente cosa vuole la finanziaria nazionale. «Attendiamo di leggere meglio le norme - spiega Rossi - ma di certo non possiamo scegliere una via nostra per garantire equità di trattamento e per migliorare l'organizzazione delle prestazioni. Non abbiamo fretta di introdurre il ticket e prima sarà indispensabile un passaggio con i sindacati per valutare assieme pro e contro dell'intervento in questo senso. Sull'altro fronte daremo gli strumenti organizzativi ai medici di base per evitare il ricorso improprio alle prestazioni diagnostiche».

Con i tempi lunghi di attesa per le visite specialistiche, la scappatoia è appunto rivolgersi al pronto soccorso spesso per delle sciocchezze: l'85% degli accessi al pronto soccorso (oltre 220 mila in tutto) viene identificato con codici bianchi e verdi, cioè di nessuna urgenza. Solo il 14,4% si merita un codice giallo (media gravità), mentre lo 0,9% è da codice rosso, cioè casi con pazienti in pericolo di vita. Tra tutti i casi che passano dal pronto soccorso, il 77,7% si risolvono con la dimissione del paziente entro tre ore dall'accesso. Quasi tutti i pazienti (l'86%) arrivano al pronto soccorso senza essersi prima consultato col proprio medico. Gli esami richiesti dal pronto soccorso sono una montagna: quasi 178 mila, 10 mila in più rispetto ad un anno prima. Nella metà dei casi si tratta di radiologie, 70 mila sono indagini di laboratorio, 11.800 le Tac e 5.600 le ecografie. Dei 604 accessi quotidiani, il 22% avviene di notte.

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