Sanità,  a Trento in 200 con l'orario «fai da te»

Ha aderito un terzo dei dipendenti: il 78% è donna, 18 fanno il telelavoro


Sandra Mattei


TRENTO. Conciliare le esigenze individuali e della vita familiare con l'orario di lavoro è possibile. Lo dimostra la sperimentazione appena conclusa degli orari personalizzati da parte dell'Azienda per i servizi sanitari, che s'intitola Progetto Perla e che ha coinvolto 214 dipendenti, tra Trento e Rovereto. Ne parliamo con la dirigente Paola Maccani, che ne è la coordinatrice.
Direttrice del servizio integrazione sociosanitaria e componente del consiglio di direzione, Paola Maccani ha iniziato in questi giorni gli incontri con i distretti di Fiemme e Fassa, Alta e Bassa Valsugana e Primiero, per estendere il Progetto Perla al personale non turnista di questi territori. Partito due anni fa, il Progetto è stato reso possibile dal finanziamento del Ministero delle politiche per la famiglia, su stimolo dei Comitati pari opportunità.
Spiega la dirigente: «La sperimentazione partita nel 2009 si è conclusa alla fine di novembre dell'anno scorso ed ha interessato 214 dipendenti. Si tratta del personale dei 25 servizi tra amministrativi e sanitari, sia di Trento che Rovereto. Gli obiettivi che si prefigge il progetto è di conciliare le esigenze individuali con quelle lavorative, ma non si tratta solo di persone che hanno famiglia e possono così avere un orario organizzato sui tempi dell'asilo o della scuola. Chi ha aderito ha magari esigenze di studio. In ogni caso, l'obiettivo è migliorare l'organizzazione del lavoro all'interno all'Azienda e di conseguenza anche all'esterno. Insomma, si vuole venire incontro ai bisogni dei dipendenti, assicurando però un miglior servizio all'utenza».
Ecco i primi risultati della sperimentazione: su 214 dipendenti che hanno aderito, il 35 per cento ha richiesto un orario di lavoro diverso, il restante 65 per cento ha mantenuto quello che aveva. «Una dimostrazione - commenta Paola Maccani - che la stragrande maggioranza ha già un orario che si concilia con le proprie esigenze».
Scontata l'adesione in maggioranza di dipendenti donne (sono 167, contro 47 uomini) che rappresentano il 78 per cento del totale. L'83 per cento è personale amministrativo-tecnico, il restante sanitario e la sperimentazione riguarda chi non ha turni nell'arco di 24 ore. Precisa Paola Maccani: «Questo succede perché i lavoratori turnisti hanno già possibilità di organizzarsi il lavoro, grazie anche al prezioso lavoro delle caposala, mentre gli orari dei non turnisti sono più rigidi. Altro fronte è quello del telelavoro. E' la parte più impegnativa, perché si devono controllare che le rispettive case siano a norma di sicurezza. Ora avvieremo un'altra iniziativa per permettere a più lavoratori di fermarsi nelle località di provenienza, creando delle isole, degli uffici dove lavorare fino a un massimo di tre giorni la settimana». Attualmente sono 18 i dipendenti che adottano il telelavoro e si concentrano a Rovereto. L'estensione dell'iniziativa delle cosiddette isole riguarderà a breve Pergine, per poi interessare tutto il territorio provinciale.
Il Progetto Perla infine, vuole ovviare agli aspetti penalizzanti di chi ha scelto il part time: in maggioranza donne, hanno più difficoltà a far carriera. Il 30 per cento di loro ha aderito e la metà, grazie alla flessibilità, ha aumentato le ore lavorative.

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