Sanifonds, la Regione si sgancia
Plotegher: «Lavoriamo a un altro fondo integrativo sanitario. Pieno appoggio a Borgonovo Re»
TRENTO. «L’ex assessora Borgonovo Re è stata responsabilissima, altro che irresponsabile. Aveva colto il vero senso di cosa dovrebbe essere un sistema di welfare sanitario secondario. Visto, invece, il nomenclatore che è stato approvato per Sanifonds la Regione non può che ritirare il sostegno diretto al progetto». E’ l’assessore regionale alla salute Violetta Plotegher a intervenire nel dibattito sui fondo integrativo sanitario.
Lo fa il giorno dopo l’intervista all’assessore Zeni che ha definito «irresponsabile» la sua predecessora per l’uscita su Sanifonds. Un fondo diretto ai dipendenti pubblici, costituito dalla stessa Provincia che, così com’è stato approvato, dovrebbe garantire il rimborso del ticket (o di una sua parte) per alcune prestazioni sanitarie già garantite anche dal servizio pubblico.
«Mentre la nostra intenzione iniziale era proprio quella descritta da Borognovo Re - prosegue Plotegher facendo riferimento all’articolo pubblicato negli scorsi giorni dal Trentino “Sanifonds, a rischio la nostra sanità” - e quindi di creare un sistema di welfare integrativo capace di garantire una serie di prestazioni che il sistema sanitario pubblico non eroga o non riesce ad erogare quanto servirebbe. Sanifonds, così com’è stato concepito dal suo Cda, invece non risponde al nostro modello di sistema sanitario secondario.
Per questo la Regione, che pure aveva creduto e spinto fortemente per la costituzione di un fondo integrativo sanitario non può che sganciarsi da Sanifonds. Gli auguriamo ogni bene, speriamo che funzioni, ma al momento non posiamo accompagnarlo oltre nel suo formarsi». La Regione, quindi, si “sgancia” da Sanifonds. Ed è una presa di distanze di non poco conto visto che il fondo l’avrebbe dovuto gestire Pensplan la società costituita proprio dalla Regione per la promozione e lo sviluppo della previdenza complementare a carattere locale.
A questo punto diventa fondamentale tornare all’articolo da noi pubblicato il 9 ottobre (“Sanità integrativa, il «giallo» delle prestazioni”) dove spiegavamo come Borgonovo Re avesse consegnato al Cda di Sanifonds due diversi nomenclatore (il documento dove venivano individuate le prestazioni sanitarie che con Sanifonds sarebbero state concedesse ai dipendenti pubblici e con relativo tariffario).
Uno, quello spinto dall’assessorato provinciale conteneva prestazioni sanitarie integrative (per esempio l’odontoiatria, l’assistenza alla non autosufficienza, vari tipi di cure dal campo psicologico a quello contro le dipendenze); l’altro, voluto dai sindacati, aveva al cuo interno il rimborso del ticket e molte prestazioni sanitarie già garantite dal servizio pubblico.
L’assessorato, a questo punto è chiaro, non voleva interrompere la nascita di Sanifonds e per questo al Cda del fondo ha consegnato entrambi i documenti dandogli la possibilità di scegliere “il proprio destino”. Virando sulla seconda proposta Sanifonds ha, di fatto, perso l’appoggio della Regione.
«Io credo fortemente in un progetto di secondo welfare - conclude Plotegher - che riguardi la sanità. Ma per me la sanità stessa non è un bene di consumo. Un progetto di secondo welfare dovrebbe rappresentare un sistema strategico di sostegno delle spese sanitarie delle famiglie e dei cittadini che non metta in discussione il pilastro del sistema pubblico e non sia confondibile con il l’offerta della sanità privata. Per questo la Regione proseguirà per creare un fondo sanitario integrativo regionale per tutti i cittadini e non solo per alcuni. E se Sanifonds cambierà, in futuro, potremo “rincontrarci”».