Ryanair lascia Verona: dal 12 ottobre niente più voli
Mentre la procura di Verona ha messo nel mirino i conti dell’aeroporto Catullo, ecco un'altra tegola: Ryanair ha deciso di abbandonare lo scalo già dal 12 ottobre
TRENTO. Mentre la procura della Repubblica di Verona ha messo nel mirino i conti dell’aeroporto Catullo con le prime iscrizioni sul registro degli indagati, un’altra tegola (invero ampiamente annunciata) si abbatte sullo scalo di Verona. La compagnia low cost Ryanair, infatti, ha formalizzato il proprio addio all'aeroporto scaligero. La compagnia ha annunciato che chiuderà le sue 11 rotte spostandole verso altri scali concorrenti, «dopo che l'Aeroporto di Verona - si legge in una nota della compagnia - è venuto meno all'accordo contrattuale» con la società irlandese.
Dal 12 ottobre quindi Ryanair «cesserà le operazioni a Verona, con la conseguente perdita di 39 voli settimanali, 500 mila passeggeri all'anno e fino a 500 posti di lavoro in loco. Ai passeggeri colpiti - aggiunge la compagnia - è stata data comunicazione via email direttamente da Ryanair ed è stato fornito il completo rimborso o l'alternativa di volare verso alcune destinazioni dagli aeroporti concorrenti. Ryanair - afferma Michael Cawley a nome della compagnia - è sinceramente dispiaciuta per la decisione dell'Aeroporto di Verona di venire meno al suo accordo contrattuale.
Del resto il divorzio tra Catullo e Ryanair era diventato inevitabile ormai da mesi, dopo che il contratto che legava i due contraenti era finito all’attenzione dei nuovi vertici societari. Quell’accordo tra l'ex direttore Massimo Soppani e la compagnia di Mike O'Leary non è contestato dal nuovo cda solo per la sua onerosità - il Catullo paga 7 milioni di incentivi l'anno per il transito dei passeggeri low cost - ma è nel mirino della Commissione Europea per il sospetto di aiuti di stato, dato che il Catullo è prevalentemente finanziato da soggetti pubblici.
Il caso - come abbiamo scritto anche nelle scorse settimane - non è isolato e riguarda i rapporti tra Ryanair e numerosi altri scali europei ma, per volumi di traffico e consistenza degli incentivi, il contratto di Villafranca è esemplare.