trento

Ruba «per necessità»: donna assolta dal giudice

Aveva preso minestre, carne e formaggio per un totale di poco meno di 17 euro dagli scaffali del supermercato e stava cercando di uscire senza pagare il dovuto



TRENTO. Quattro buste di vellutata, una confezione di bocconcini di vitello e anche una di formaggio morbido e light. E un paio di panini, ma quelli a parte. Questa la spesa di una quarantenne, spesa che le è valsa una denuncia e un processo per furto. Ma il giudice le ha riconosciuto lo stato di necessità e lei è stata assolta «perché il fatto non costituisce reato». Insomma ha sì rubato, ma lo avrebbe fatto perché non aveva alternative possibili per procurarsi qualcosa da mangiare.

I fatti risalgono al novembre dello scorso anno quando la donna entra nel supermercato di largo Nazario Sauro. Si muove fra gli scaffali alla ricerca di alcuni prodotti e fa le sue scelte. Della minestra in busta che si prepara velocemente, e poi un po’ di carne e infine il formaggio. Prende anche un paio di panini, ed è con quelli che si presenta alla cassa. Li mostra all’addetto che passa il sacchetto sul lettore ottico e lei paga i 50 centesimi o poco più previsti.

La donna - straniera, dell’Est - saluta e si avvia verso l’uscita ma viene fermata. I dipendenti del supermercato, infatti, l’avevano notata e avevano notato in particolare il suo modo di muoversi fra la merce esposto. Un «modo sospetto» che ha fatto drizzare le antenne agli addetti che l’hanno quindi tenuta sotto controllo. Questo ha permesso di capire che oltre al pane aveva preso altri prodotti che però aveva scelto di non pagare alla cassa. Il conto totale sarebbe stato di poco meno di 17 euro.

Una volta fermata la donna, dal supermercato è partita la telefonata al 112 e quindi sono arrivati i carabinieri che hanno verificato che la quarantenne stava cercando di uscire dal negozio con della merce nascosta. Merce recuperata intatta e restituita al legittimo proprietario, mentre la donna è stata portata in caserma e denuncia per furto.

La denuncia ha quindi ha portato ad un procedimento penale nei confronti dell’imputata che venerdì è stata assolta con la formula de «il fatto non costituisce reato». Il giudice avrebbe riconosciuto lo stato di necessità della donna. Non scatta infatti la condanna penale per chi viene pescato a rubare per necessità, anche se è recidivo. Scatta infatti la cosiddetta «causa di giustificazione» prevista dal codice penale. La legge stabilisce che non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità ma è anche necessario che il fatto sia proporzionato al «pericolo» che si potrebbe correre.

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano