Rovereto: puzza in città, Pasina condannata
Ma la ditta fa opposizione al decreto penale, preferisce il processo
ROVERETO. La Pasina preferisce il processo piuttosto che pagare il decreto penale di condanna da 4250 euro commminatole dalla Procura per i miasmi al Navicello. La ditta ha fatto opposizione e così il 15 marzo in tribunale si celebrerà la prima udienza penale. La difesa ha scelto il rito immediato: conta di dimostrare che la puzza non veniva dalla Pasina. Alla Pasina il procuratore capo Rodrigo Merlo imputa un reato penale - l'articolo 674 del codice - e cinque infrazioni ai regolamenti che riguardano il trattamento dei rifiuti umidi. In particolare, l'aver stoccato all'esterno comuli di rifiuti in maturazione e non aver eseguito sul materiale in decomposizione i controlli prescritti. Con queste premesse, la Procura ha notificato alla ditta un decreto penale di condanna che si risolve nel pagamento di una modesta sanzione: 4250 euro, che per un'azienda di certe dimensioni appare come una cifra risibile per chiudere l'intera vicenda giudiziaria. La difesa ha però scelto una strategia diversa, facendo opposizione e puntando al processo. Il problema era esploso a fine ottobre, con il clamoroso sequestro della ditta al Navicello ordinato dalla Procura, che aveva prima bloccato l'attività affidando al commercialista Lelio Boldrini - nel ruolo di amministratore giudiziario - il compito di riorganizzare il lavoro dell'azienda in modo da ridurre le emissioni odorose, per poi provvedere al dissequestro. A questo punto si era arrivati dopo almeno due anni di continue segnalazioni circa i miasmi fetidi che con il tempo e il favore dei venti venivano avveriti anche dai residenti del centro. Uno dei "vicini di casa" della Pasina, Irzio Vanzo, aveva inviato un esposto alla Procura, fornendo alla magistratura inquirente un'importante pezza d'appoggio per intervenire. A parere del procuratore capo Merlo è fuori di dubbio che le esalazioni fastidiose provenissero dalla macerazione del compost, fatto maturare sui piazzali esterni, dove veniva triturato e mescolato a segatura e posto a fermentare. Il processo di fermentazione viene oggi condotto in depositi sigillati. Con queste evidenze la Procura chiederà la condanna della ditta nella persona del suo amministratore unico Luciano Bonora. Ma l'esito del processo, che verrà deciso a metà marzo dal giudice Corrado Pascucci, non è per nulla scontato.
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