Rogo doloso degli alberi di Vaia: un arsenale a casa del sospettato 

L’incendio in Panarotta. A fuoco una catasta di tronchi recuperati dopo la tempesta. I pompieri hanno limitato i danni. Le indagini del Corpo Forestale hanno portato ad un uomo della Bassa Valsugana: aveva armi da guerra e un lacrimogeno  


Mara Deimichei


Trento. Un camion carico di combustibile al quale era stato dato fuoco. Un paragone un po’ forte ma che rende l’idea del potenziale distruttivo dell’incendio che è stato appiccato venerdì sera a Vetriolo, sulle pendici della Panarotta. Ad andare a fuoco una delle grandi cataste di legna ammassate ai limitare del bosco, frutto del lavoro di recupero degli alberi schiantati al suolo durante la tempesta Vaia dell’ottobre scorso. Una catasta di legna secca, una catasta alta che è andata a fuoco con un “banale” innesco formato da della carta pressata e dei fiammiferi. Con le fiamme che potenzialmente potevano andare ad incendiare le chiome degli alberi permettendo quindi all’incendio di propagarsi velocemente. E pericolosamente. Non solo per gli alberi ma anche per le costruzioni e le strutture ricettive che si trovano nelle vicinanze. Una distruzione che non è avvenuta solo perché i vigili del fuoco di Levico, Roncegno e Novaledo sono intervenuti in massa e in tempi brevissimi, riuscendo a circoscrivere le fiamme. E il sospetto piromane è stato individuato in tempi brevissimo dagli uomini del corpo forestale della Provincia. Che è finito nei guai anche perché nella sua abitazione : armi, munizioni, persino armi da guerra e un ordigno lacrimogeno.

L’allarme

Le prime chiamate che hanno segnalato al 112 l’incendio sono arrivate alle 20 di venerdì sera e la risposta è stata immediata anche perché la situazione era molto critica. Sul luogo dell’incendio, assieme ai vigili del fuoco che hanno fatto i miracoli per limitare i danni del fuoco e il propagarsi delle fiamme, anche gli uomini del corpo forestale dei distretti di Pergine e di Borgo. Che hanno iniziato subito gli accertamenti.

Il dolo

Sì perché il dolo era più che un’ipotesi di lavoro. Il modo in cui stava bruciando la legna non aveva nulla di “naturale”: qualcuno doveva aver appiccato le fiamme. In che modo? Pare con un innesco molto semplice fatto di carta pressata e fiammiferi. La legna molto secca, l’assenza di umidità e la presenza di vento hanno fatto il resto.

Da parte della Forestale sono state organizzate delle pattuglie di monitoraggio delle strade forestali e delle baite presenti in zona. Il momento di svolta è rappresentato dal ritrovamento di un fuoristrada. All’interno del quale c’era del materiale che probabilmente era stato utilizzato per dare fuoco alla catasta di legna.

Le armi

Un sospetto molto pesante verso il proprietario del mezzo che ha spinto anche ad effettuare una perquisizione all’interno della casa dell’uomo che abita nella bassa Valsugana. E qui una scoperta sconcertante. Nella casa i forestali, infatti si sono imbattuti in quello che si potrebbe definire un arsenale: armi, munizioni, persino armi da guerra e un ordigno lacrimogeno. Il tutto è stato posto sotto sequestro e l'uomo, come detto, è stato denunciato all’autorità giudiziaria. Ma ulteriori accertamenti sono in corso per chiarire tutti i contorni della vicenda, dall’incendio alle armi.













Scuola & Ricerca

In primo piano