Ritrovato l’antico veliero nelle acque del lago di Garda
Al largo di Moniga avvistato il relitto del Roma, la barca di Giovanni Cattoni. Nel 1938 affondò a causa di una tempesta durante un viaggio verso Riva
RIVA. Nuovo ritrovamento da parte del nucleo sommozzatori dei Volontari del Garda: il gruppo di Salò, durante una sessione di studio dei fondali nel Benaco si è imbattuto nel relitto di un veliero bialbero, posato su un fondale di 120 metri al largo del porto di Moniga. Ha una lunghezza di circa 23 metri e i filmati realizzati dopo la scoperta con il sonar a testa rotante hanno rivelato una polena a prua. Sulla poppa si sono potute leggere le lettere “O” e “M” e tramite queste si è anche potuta ricostruire la sua storia: è un vascello chiamato “Roma”, partito da Desenzano con destinazione Riva, dove però non arrivò mai.
I Volontari del Garda hanno scoperto che il veliero è affondato durante un fortunale il 18 febbraio 1938. A bordo l'armatore Giovanni Cattoni (50 anni) e il marinaio-aiutante Bortolo Cretti (54). Quella mattina intrapresero il viaggio dal fondo alla "cima" del lago per trasportare un carico di cemento (250 quintali) e altra merce, ma dopo poche miglia un potente vento di “Vinessa” provocò l'affondamento.
L'equipaggio riuscì a salpare la lancia di poppa, ma il lago in burrasca non permetteva di approdare a Moniga: varie persone tentarono di raggiungere i due con altre barche, ma senza successo, fin quando Enrico Magni (milite ventisettenne reduce della campagna di Abissinia) si tuffò con una cima nelle acque gelide e, raggiunta la barca dei malcapitati, fece in modo di trarli a riva.
Il tutto trova conferma nell’episodio descritto all'epoca dal quotidiano “Il Popolo di Brescia”: «Il fortunale - si leggeva nell'articolo - è stato di una violenza così improvvisa e così fuori dal comune da richiamare le collere marine di cui si parla nei noti versi di Catullo». E ancora, riferito a Cattoni e Cretti: «Il tempo durante la mattinata li aveva tenuti incerti; verso le dieci il Cattoni, vecchio lupo del Garda come del resto il compagno, si era deciso per la partenza. Dopo un’ora di viaggio si alzava di botto il vento che sul lago viene chiamato Vinezza che corre in direzione est-nord-ovest e viene considerato il più pericoloso della regione. Presi di fianco i malcapitati cercavano di appoggiare, manovrando verso il porto di Moniga, ma in realtà essi erano completamente in balia della tempesta». I testimoni videro «il veliero capovolgersi e scomparire in un gorgo di schiuma», ma «intuendo il pericolo mortale, i due marinai erano stati pronti però a gettare in acqua una barchetta di fortuna e adoperando energicamente un remo riuscirono ad evitare di essere attratti dal vortice che il Roma creava inabissandosi con tutto il suo carico». Poi, per fortuna, il salvataggio dei due naufraghi propiziato dall'intervento del "gagliardo" e temerario contadino Enrico Magni. Il relitto rintracciato dalla squadra di Mauro Fusato e Luca Turrini è in buone condizioni, con i due alberi ancora eretti e tutte le dotazioni di bordo presenti.
©RIPRODUZIONE RISERVATA