BATTGLIA LEGALE

Risarcita dopo l’intervento dimagrante

Donna si era sottoposta ad un by-pass dello stomaco, andato male. Ora la struttura sanitaria dovrà pagare 570 mila euro



TRENTO. La bilancia si fermava inesorabilmente attorno a quota 100 chili. Un peso eccessivo per la donna che alla fine (era il 2000) aveva deciso di rivolgersi ai medici per risolvere - in maniera definitiva - il problema. La soluzione che le viene prospettata è radicale: by-pass digiuno-ileale. Un intervento al quale ne sono seguiti altre due e che hanno creato pesanti conseguenze alla donna (ora cinquantenne) tanto che ha intentato una causa civile contro l’azienda ospedaliero-sanitaria di Modena.

E a vinto con la condanna della struttura a pagare poco meno di 500 mila euro che - sommate le spese legali e gli interesse - portavano alla somma di circa 650 mila euro. Alla fine la questione è stata risolta con una transazione a 570 mila euro. Che sono decisamente un aiuto ma non possono cancellare quello che la donna ha dovuto vivere e ai pericoli che ha vissuto

In base alle perizie che sono state il fondamento della condanna da parte del tribunale di Modena, le conseguenze che i tre interventi avevano comportato per la donna erano stati un eccessivo dimagrimento, accompagnato da incremento delle scariche giornaliere che rendevano difficile la quotidianità, la sindrome di maleassorbimento, le escoriazioni anali e ragadi, e anche una sindrome depressiva.

Tutti problemi che sono - secondo periti e giudice - «eziologicamente ricollegabili agli interventi. Dalla consulenza tecnica - si legge nella sentenza - emerge che i sanitari hanno adottato un approccio diagnostico-terapeutico non adeguato alle condizioni cliniche della donna. Il perito ha riscontrato che il quadro anamnestico rendeva “necessario preventivamente all’indicazione chirurgica (by-pass digiuno-ileale), un’adeguata e completa analisi del caso tentando in alternativa anche altre modalità, quali quella medico-dietetica con supporto psicologico o trattamenti chirurgici meno aggressivi, come ad esempio i by-pass gastrici o la gastroplastica”».

E ancora «se i medici avessero adottato un trattamento non invasivo, la donna avrebbe conseguito un dimagrimento più graduale, mantenendo condizioni generali parafisiologiche».

La richiesta danni avanzata dall’avvocato della donna (Zeno Perinelli) sfiorava il milione di euro e comprendeva il danno biologico l’invalidità temporanea (era attorno al 50 per cento) e i danni morale e patrimoniale.

 













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