Rimborsi, niente nomi per la privacy

Il Consiglio non dà i dati dei singoli politici, ma solo quelli complessivi


Ubaldo Cordellini


TRENTO. «Per le trasferte dei consiglieri provinciali si spendono 100 mila euro all'anno, ma non possiamo dire chi le fa e dove va per una questione di privacy». Il presidente del Consiglio provinciale Bruno Dorigatti spiega così la decisione di non rendere pubblici i rimborsi spese di ciascun consigliere provinciale. Il presidente, che è stato il primo a dare un segnale di sobrietà riducendosi di mille euro al mese l'indennità di carica dopo averla già tagliata del 10 per cento, spiega di aver chiesto anche un parere all'ufficio legale del Consiglio: «Io già ero dell'opinione che rendere pubblici i rimborsi non fosse giusto, poi ho chiesto un approfondimento e gli uffici hanno verificato che nessuno in Italia diffonde questi dati».

Eppure potenzialmente i rimborsi possono portare qualche bel soldino nelle tasche dei consiglieri. Oltre ai rimborsi chilometrici, il regolamento del Consiglio, infatti, prevede che ogni consigliere ha diritto a 25 trasferte annue rimborsate con 109 euro al giorno. Da notare che altre 25 giornate sono previste dal Consiglio regionale. La cifra sale se la trasferta è all'estero. Al consigliere basta un'autocertificazione con la quale dichiara di svolgere un mandato politico. Per i capigruppo, il tetto delle 25 giornate può essere sfondato e arrivare fino a 35 giornate, come è già stato fatto quest'anno. Ogni consigliere, poi, ha diritto al rimborso chilometrico per 6 mila chilometri, e altri 8 mila li rimborsa il Consiglio regionale.

In una nota, Dorigatti informa che, comunque, i consiglieri fanno un ricorso parsimonioso alle trasferte: «Nel 2010 le giornate effettivamente utilizzate da parte dei consiglieri e presidenti dei gruppi sono state solamente pari al 19,55% rispetto al totale teorico fruibile mentre i chilometri effettuati corrispondono al 72,65% (poco più di due terzi) della disponibilità teorica».

Al consiglio provinciale i viaggi dei consiglieri nel 2010 sono costati 100 mila euro. Per quanto riguarda i rimborsi e la diaria per la partecipazione alle sedute del Consiglio da parte dei consiglieri che non risiedono a Trento, Dorigatti spiega che, in media, la partecipazione costa 1.119 euro a seduta.

Dorigatti, comunque, è consapevole che il problema in generale c'è. Per questo il 2 settembre i capigruppo provinciali si riuniranno per discutere le proposte per la riduzione dei costi della politica. I capigruppo regionali, invece, si riuniranno il 5 settembre.

Il Garante smentisce i politici. «E’ meglio che trovino un’altra motivazione. Il Garante ha sempre escluso che i redditi dei politici e, tantomeno i rimborsi spese, siano coperti dalla privacy». Al telefono dall’Urp dell’Autorità Garante della Privacy sono chiarissimi: i rimborsi delle spese sostenute per mandato politico non fanno parte della privacy. Il funzionario spiega con semplicità: «Gli articoli 59 e 60 garantiscono la massima accessibilità alle informazioni e questo genere di dati non è da ritenersi sensibile. Il Garante lo ha spiegato più volte». In altre parole i rimborsi, come del resto i compensi, destinati ai consiglieri non sono un dato sensibile da proteggere. Anzi. Devono ritenersi come un dato accessibile dal momento che sono uno dei criteri attraverso i quali il cittadino elettore può controllare l’operato dei propri rappresentanti. Si badi bene: non si chiede di conoscere gli spostamenti privati dei consiglieri. Quelli sono ovviamente riservati, ma si chiede di avere informazioni sui viaggi per mandato politico. Viaggi pagati, oltretutto, con soldi pubblici. L’interesse dei cittadini è evidente, dal momento che la definizione di mandato politico è molto vasto. Ad esempio, è da ritenersi viaggio per mandato politico anche la trasferta per riunioni di partito? Oppure il Consiglio può rimborsare solo i viaggi strettamente istituzionali? Osservando i dati ognuno potrebbe darsi una risposta.













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