Ricorsi per 6 miliardi Nel 2104 il «conto» è di 1,4
Il presidente: «Il governo tolga dal tavolo la sua proposta, no contrattazione anno per anno». Bressa: «Soluzione da trovare prima della legge di stabilità»
TRENTO. Sono numeri a nove zeri quelli attorno a cui si gioca la difficile trattativa finanziaria tra le due Province autonome e lo Stato. Tra le varie manovre finanziarie e il concorso (568 milioni all’anno) previsto dall’accordo di Milano, nel 2014 Roma chiede al Trentino 1,4 miliardi di euro come contributo al risanamento dei conti pubblici. L’equivalente del 30% del bilancio della Provincia. Un contributo doppio rispetto a quanto chiesto alla Sardegna, due volte e mezzo quello della Sicilia. «Se non ci fossero stati gli arretrati dei gettiti fiscali (che in virtù del patto di Milano Roma versa al Trentino fino al 2017, ndr) - ha ricordato più volte il governatore Ugo Rossi - il bilancio provinciale sarebbe già calato del 9%».
Per uscire dall’angolo delle continue richieste finanziarie,che arrivano puntuali ogni anno, Trento e Bolzano hanno proposto di allineare il proprio contributo finanziario alle Regioni più sviluppate: con il criterio del «residuo fiscale», il Trentino verserebbe alle casse dello Stato altri 500 milioni all’anno. Aggiunti ai 568 milioni previsti dall’accordo di Milano si arriverebbe a 1100 milioni all’anno, circa 300 in meno dei 1400 che lo Stato chiede per il 2014.
«Noi le previsioni di bilancio in questi anni le abbiamo fatte - chiarisce Rossi - da questa trattativa non ci aspettiamo di risolvere il prossimo bilancio della Provincia, ma la definizione di un criterio oggettivo con cui partecipiamo al risanamento della finanza pubblica a partire dal 2018, quando verranno a mancare gli arretrati, e siamo disponibili a garantire gli attuali saldi di finanza che sono molto più alti rispetto al criterio che abbiamo stabilito: è strano che il governo non veda una convenienza in tutto questo». «Il governo deve rimuovere dal tavolo l’idea che ci possa essere una contrattazione anno per anno - avverte il presidente della Provincia - se si toglie di mezzo questo, noi siamo disponibili a lavorare su tutto. Anche su proposte-ponte se non ci fossero oggi le condizioni per siglare un’intesa complessiva a lunga scadenza. Ma il governo deve dirci, facendocelo vedere, che si lavora su un metodo. Io non posso consegnare l’autonomia trentina nelle mani della volontà dei governi di fare manovre più o meno pesanti. l’autonomia speciale è qualcosa che va al di là delle singole manovre finanziarie».
Nel frattempo, di fronte allo stallo delle ultime ore, Rossi ricorda che «ci sono dei ricorsi che vanno avanti»: il loro valore complessivo, sommando Trento e Bolzano, è di 6 miliardi di euro. E non è difficile capire perché giovedì, a Roma, il governo abbia chiesto alle Province di ritirarli.
Già la prossima settimana, secondo il sottosegretario agli affari regionali Gianclaudio Bressa, potrebbe arrivare una convocazione da Palazzo Chigi. «La discussione torna al tavolo politico», annuncia Bresssa. E alla domanda se il governo troverà il tempo nel pieno della bagarre sulla riforma del Senato, il sottosegretario risponde: «Sicuramente: bisogna trovarlo, il problema è delicato, perché riguarda anche le altre Regioni a statuto speciale come Friuli e Valle d'Aosta. Bisogna trovare una soluzione prima della legge di stabilità».
(ch.be.)
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