Riconosce per strada il suo violentatore

La ragazza ha chiamato i carabinieri. Dopo la perquisizione nella casa di lui è scattato il fermo. Domani la convalida



TRENTO. Lo ha visto mentre camminava lungo corso degli Alpini. E lo ha riconosciuto subito: era lui che l’aveva violentata alle 5 di sabato mattina in piazzetta Lunelli. Ha chiamato i carabinieri, ne ha descritto l’abbigliamento e lo ha seguito per alcuni minuti per poi lasciare il «testimone» ad un’autoradio dell’Arma. E ora lui, un marocchino di 34 anni, operaio meccanico regolare, è in carcere di Spini in virtù di un fermo come indiziato di delitto.

La vicenda è quella raccontata una settimana fa. Lei era fuori con amici quando, verso le 5, si stacca dal gruppo per andare a comperare le sigarette al distributore di via San Pietro. Qui - ha raccontato nella sua denuncia - incrocia un uomo che lei conosce di vista. I due si salutano e poi lui si offre di accompagnarla per qualche minuti. Nel vicolo che unisce via San Pietro a piazzetta Lunelli lui (la ricostruzione è sempre quella compiuta dalla ragazza) tenta un approccio. E non si ferma davanti al rifiuto di lei: l’ha trascina per terra, le sfila i pantaloni e la violenta. Uno stupro accompagnato dalle lacrime di lui che poi se ne va lasciandola da sola. Sono poi gli amici a spingerla a chiamare i carabinieri e a dare così inizio alle indagini. Che partono con in mano un elemento importante ma non sufficiente. Ossia le riprese di alcune telecamere della zona che lo immortalano di faccia e poi permettono di notare che ha sulla spalla uno zainetto arancione fosforescente. Le verifiche sono ad ampio raggio ma difficili. Fino al mezzogiorno di venerdì quando alla centrale del 112 arriva la chiamata della ragazza che fornisce le informazioni in diretta all’operatore della centrale che le «passa» ai militari sul territorio. La macchina intercetta l’uomo mentre sale sull’autobus e seguono il mezzo pubblico fino al condominio Tridente in via Brennero. Qui ci sono le condizioni di sicurezza per far fermare il bus. I carabinieri salgono sul mezzo e vanno verso il fondo dove siede il marocchino. Al quale viene chiesto di andare alla caserma di via Barbacovi. Qui viene interrogato su quanto successo e viene anche deciso di perquisire la sua abitazione. Dove sarebbero stati trovati degli indumenti compatibili con quelli descritti dalla vittima della violenza sessuale e anche con le immagini catturate dalle telecamere del centro. Non sono sarebbe stato trovato anche lo zainetto arancione, anche quello elemento che viene ritenuto importante per sostenere l’accusa. L’uomo, che ha chiesto di poter essere affiancato sin da subito dal suo avvocato, Federico Fedrizzi, non ha detto nulla in risposta alle constatazioni che gli venivano mosse. E alla fine è scattato il fermo di indiziato di delitto per l’accusa di violenza sessuale. E con la consegna del marocchino agli agenti della polizia penitenziaria nel carcere di Spini si sono chiuse le indagini che sono state condotte dai carabinieri della compagnia di Trento unitamente a quelli del nucleo investigativo.

Il prossimo passo è quello di domani mattina quando l’uomo - di cui non sono state rese note le generalità - comparirà davanti al giudice Ancona per l’udienza di convalida. E forse in quell’occasione parlerà.

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano

Podcast

Il Trentino nella Grande Guerra: gli sfollati trentini spediti in Alta Austria

Venezia e Ancona vengono bombardate dal cielo e dal mare. A Trento viene dato l’ordine di abbandonare il raggio della Regia fortezza, con i treni: tutti gli abitanti di S. Maria Maggiore devono partire. Lo stesso vale per Piedicastello e Vela, così come per la parrocchia Duomo. Ciascuno può portare con sé cibo e vetiti per 18 kg. Tutto il resto viene lasciato indietro: case, bestiame, attrezzi, tutto. Gli sfollati vengono mandati in Alta Austria. Rimarranno nelle baracche per 4 lunghi anni.