Rendiconto Regione, ok a metà
Voti per province separate: niente quorum. Statuto, sì al principio dell’intesa
TRENTO. Il Consiglio regionale ha approvato ieri mattina il rendiconto 2013 dell’assemblea, che prevede un budget di circa 175 milioni di euro: 32 i sì, 8 i voti contrari, 17 astensioni e 32 sì. A proposito invece disegno di legge sul rendiconto generale della Regione, che ha preceduto nell'esame dell'aula la proposta di delibera di approvazione del rendiconto del Consiglio, Tamara Oberhofer (Freiheitlichen) ha rilevato come siano previsti 17 milioni di euro per il funzionamento degli organi di «una Regione che non serve più». Marino Simoni (Progetto Trentino), rilevando come si tratta di un rendiconto afferente a una precedente amministrazione, ha chiesto chiarimenti in merito ai residui attivi: «Trovo la somma troppo elevata e non riesco a capire come mai non riusciamo ad usare i soldi a disposizione della Regione».
Il vicepresidente della giunta Arno Kompatscher ha risposto che la Corte dei Conti ha dato parere favorevole a questo rendiconto: «Per quanto riguarda i residui attivi, si tratta delle somme che dobbiamo ancora ricevere dallo Stato. Si tratta quindi di somme che lo Stato deve alla Regione, nella situazione in cui si trova lo Stato non credo che sarà possibile ottenere presto questi fondi. Ci vorrà molto tempo prima che possiamo riscuoterli». Il rendiconto generale della Regione ha visto la votazione per province separate e, a seguito della votazione, è stato rinviato all'Organo del Riesame, poiché nessuna delle due ha raggiunto la maggioranza necessaria di 18 consiglieri: per Trento 25 votanti, 17 a favore, 4 contrari, e 4 astenuti, per Bolzano 30 votanti, equamente divisi fra sì e no.
Nel pomeriggio sono stati poi approvati il ddl in materia di trasparenza della Regione e, con 39 voti favorevoli, 1 contrario e 5 astenuti, la delibera a favore del disegno di legge sul principio dell'intesa: si tratta del ddl «Modifiche agli statuti delle regioni ad autonomia speciale concernenti la procedura per la modificazione degli statuti medesimi», di iniziativa parlamentare su proposta dei senatori Palermo, Zeller, Berger, Laniece, Fravezzi, Panizza e Nencini. «Lo Statuto d'Autonomia - ha spiegato Kompatscher - deve funzionare in modo tale da non poter essere modificato dallo Stato. L’articolo 103 prevede la presa di posizione in merito a proposte di modifica, ma non garantisce che poi in Parlamento vengano modificati i disegni di legge secondo la nostra posizione. Per questo, per tutelare lo Statuto d'autonomia, che rappresenta la nostra Costituzione, viene introdotto il principio di intesa». Il Consiglio regionale tornerà a riunirsi in novembre.