Regione, una ricca scatola vuota

Bilancio da mezzo miliardo: 175 dipendenti e 33 milioni per «vivere»


Robert Tosin


TRENTO. Per essere una scatola vuota, la Regione ha un bilancio di tutto rispetto che si basa esclusivamente sulle entrate tributarie. Le uscite sono più abbondanti delle entrate, ma si sopperisce al disavanzo con quanto messo da parte l'anno prima. E' curioso notare che metà delle spese è destinata a pagare le Province per gli incarichi affidati in delega. La Regione, infatti, pur mantenendo formalmente la competenza legislativa su alcuni settori, ha girato alla Provincia una sorta di "delega amministrativa" che di fatto svuota del tutto, a questo punto, l'istituzione. E' probabilmente un'evoluzione naturale e storica che porta il perno giustificante dell'autonomia ad essere ora solo un filo sottile di collegamento fra Trentino e Alto Adige. Tanto che il dibattito sulla sua utilità è sempre vivo e attuale. A maggior ragione ora che lo Statuto di autonomia è maturato a tal punto da essere diventato il garante dello status quo al posto della Regione. Ma su cosa interviene la Regione attraverso il suo bilancio? L'istituzione svolge un ruolo di previdenza a favore delle famiglie e del welfare: assegno familiare, pensioni regionali, pensione alle casalinghe, sostegno contributivo. Su questo fronte l'impegno è sostanzioso: 105.830.000 euro. Fra il 2004 e il 2006, la Regione si è spogliata di altri compiti a favore delle Province delegando alcuni aspetti del settore previdenziale, le camere di commercio, libro fondiario, cooperazione e altro ancora. Il provvedimento è stato dunque seguito da un impegno finanziario che di fatto è un "giroconto" a favore di Trento e Bolzano. Si parla del 42,48 per cento della spesa complessiva, cioè quasi della metà della "forza interventista". C'è poi il costo vivo della macchina, cioè i soldi che vengono spesi per autoalimentarsi. Qui la Regione è stata virtuosa ed ha limitato le spese rispetto all'anno precedente, prevedendo di sborsare nel 2011 33.665.000 euro. Solo per i 175 dipendenti si spenderanno 13.240.000 euro, mentre il resto è impegnato per la manutenzioni delle sedi di Trento e Bolzano, per la riqualificfazione energetica e per le spese degli uffici. Una cosa, forse l'unica che la Regione ha a pieno titolo, è quella dell'attività dei giudici di pace. Il coordinamento dell'attività dei 22 uffici dislocati sul territorio costa 16.645.000 euro e comprende non solo la retribuzione dei giudici onorari, ma anche il loro aggiornamento e la messa a disposizione degli strumenti per sostenere l'attività. L'altra uscita consistente (13.598.000 euro) è costituita dal cavallo di battaglia della Regione, e cioè a favore delle minoranze linguistiche e dell'integrazione europea. Poca cosa, infine, l'accantonamento a favore di una competenza della Regione, quella sugli enti locali. Per la verità si tratta soprattutto di una potestà ordinamentale e poco "pratica" tanto che a bilancio ci sono meno di 4 milioni di euro. Anche in questo caso si riduce tutto a un trasferimento di risorse ai Consorzi dei Comuni di Trento e di Bolzano (1,1 milioni di euro ciascuno) e a un accantonamento di potenziali contributi a favore di operazioni di fusione tra Comuni. Non è un caso che quest'ultima voce sia stata anche ridimensionata.

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