Raffaelli-Bonvicini scossone ai partiti
Tra i promotori del manifesto ex socialisti e centristi «Nessuno parla di programmi, allora lo facciamo noi»
TRENTO. Un nuovo Statuto di autonomia, con una Regione che opera in nome delle due Province nelle dimensioni sovra-provinciali. Un governatore meno potente, con un ruolo più forte del consiglio (per esempio sulle nomine). No alle Comunità di valle e no a Metroland, sì invece alla Valdastico.
Uno «scossone ai partiti», lo definiscono i promotori del manifesto. Un documento di intenti e di programmi, come si usa di questi tempi (lo ha fatto qualche giorno fa il ministro Fabrizio Barca), che guarda al Trentino dei prossimi vent’anni. In calce ci sono 11 firme: l’iniziativa è partita da Mario Raffaelli (socialista, più volte sottosegretario agli esteri nei governi Craxi, oggi presidente di Amref Italia) e Gianni Bonvicini (vicepresidente dell’Istituto affari internazionali, già presidente dell’Itc), durante un viaggio a Bruxelles; all’elaborazione hanno partecipato anche Claudio Bortolotti (ex dirigente provinciale e candidato sindaco di Trento, oggi presidente di Patrimonio del Trentino), Marcello Carli (presidente di Italia Futura), Marco Dalla Fior (avvocato, ex socialista), Aldo Duca (presidente Apran), Paolo Farinati (ex socialista, già consigliere a Rovereto), Paolo Foradori (ricercatore di Sociologia dei fenomeni politici a Trento), Enzo Passaro (imprenditore, Italia Futura), Carlo Stefenelli (medico, ex sindaco di Levico), Oliviero Stock (già direttore dell’Irst, senior fellow di Fbk). Nomi della cosiddetta società civile di provenienza politica eterogenea, è stato fatto notare, con una nutrita pattuglia di ex (ex politici, ex dirigenti). «Di contenuti nessuno parla», incalza Bortolotti. «Siamo a disagio di fronte a partiti che discutono solo di nomi», gli fa eco Aldo Duca.
«La nostra vuole essere una riflessione che mettiamo a disposizione del dibattito pubblico, delle forze politiche e dei cittadini. La preoccupazione è che non ci sia consapevolezza della stagione non ordinaria che attende il Trentino, bisogna intervenire prima del 2017 l’anno shock in cui si azzereranno gli arretrati dello Stato alla Provincia», ha spiegato Raffaelli ieri all’Hotel America, dov’era invece assente Bonvicini (impegnato con una delegazione cinese). Presenti, ad ascoltare, oltre a Bortolotti e Carli, anche Gino Lunelli (Cantine Ferrari), il pubblicitario Gianni Palma, il presidente delle Acli Arrigo Dalfovo, Fabio Pipinato (candidato alle politiche per Scelta Civica), Marco Boato (Verdi), l’ex consigliere provinciale Mauro Leveghi (oggi segretario della Camera di Commercio).
L’analisi parte da tre constatazioni: è in atto una crisi globale che investe anche il Trentino, si è esaurita una fase dell’autonomia che viveva di risorse crescenti, è finita la lunga leadership di Lorenzo Dellai che non ha lasciato eredi.
«L’autonomia del Trentino non si difende se non innovandola», avverte Raffaelli , «e che “piccolo non è bello”. Il Trentino è un territorio piccolo e non potendo puntare sulla qualità deve investire sulla qualità, della classe politica e imprenditoriale, della burocrazia, delle istituzioni, della formazione. Ed essere capace di stringere alleanze. La scelta pantirolese di Panizza e Dellai non ci ha mai convinto, il Trentino deve guardare anche altrove, Veneto, Lombardia. E Paesi dell’Est».
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