Quella coppia unita che dava tutto ai figli
Laura e Francesco erano persone coinvolte nel mondo associazionistico e seguivano con grande coinvolgimento i figli nel Val di Cembra volley
CEMBRA. La moto, una Yamaha rossa, l’avevano presa da poco, forse da un annetto. Era uno di quei regali che ti fai quando sei adulto, un regalo di coppia perché permetteva di andare in gite assieme, assaporando la sensazione di libertà che solo le due ruote possono regalare. Gigi Dallaporta, ex presidente del Val di Cembra volley, società di cui Laura Nardon e Francesco Merz erano colonne portanti, racconta: «Alla fine di una festa di paese, mentre facevamo pulizia della piazza, avevo chiesto: “Di chi è quella moto in mezzo?”. “Di mio marito”, aveva risposto Laura. “A 50 anni prendete la moto?”. E lei: “Sì, sai, è una passione...”».
Domenica la Yamaha l’avevano usata per andare a mangiarsi un gelato sul lago di Garda, assieme a una nipote di lei con il fidanzato, anche loro centauri. Erano una coppia sportiva e molto simpatica Laura e Francesco, dice chi li conosceva bene. Lei dotata di una cortesia squisita, che faceva sentire i clienti del panificio “Il forno” di piazza San Rocco come gente di famiglia. Conosceva gusti e abitudini di chi entrava in bottega: ti vedeva entrare e ti salutava con un sorriso, poi mentre faceva qualche chiacchiera ti porgeva il sacchetto con il numero di spaccate che volevi, senza il bisogno di chiedere. Un lavoro, quello di commessa, che svolgeva senza troppa fatica, perché avere a che fare con la gente le piaceva e le veniva naturale.
In questo il suo carattere era affine a quello del marito: uno che da rappresentante di commercio (da Povo era andato a vivere nel paese della moglie) non mancava certo di parlantina e che anche con i paesani aveva la battuta pronta. Grande tifoso dell’Inter, Francesco sapeva tutto dei nerazzurri. «“Sen scarsi, sen scarsi”, mi diceva appena lo vedevo. E poi: “Chi comprente?”», racconta l’ex consigliere Alessandro Savoi, che condivide la stessa passione ed è imparentato con Laura (le loro madri, due Gottardi, sono prime cugine).
La stessa semplicità e disponibilità i due coniugi la portavano nel mondo dell’associazionismo, soprattutto sportivo. Laura era dirigente in campo e membro del direttivo della società di pallavolo in cui milita il figlio più piccolo, tra gli under 15, e dove aveva giocato anche la figlia più grande, 18 da compiere, che ora fa l’arbitro giovanile.
Lei si dava da fare parecchio per organizzare le trasferte, alle quali la coppia poi partecipava unita per sostenere giocatori e giocatrici.
In precedenza Laura era anche stata tra le animatrici della società di danza classica, sempre al seguito della figlia.
Un quadro che fa capire come si trattasse di una famiglia molto unita quella dei Merz. Una famiglia che oggi è rimasta crudelmente spezzata, con i genitori, che tanto si erano dati da fare finora per accompagnare e sostenere la crescita dei propri figli, che non ci sono più e loro, i due ragazzi, abituati all’amore e alla protezione di mamma e papà, che improvvisamente si trovano soli. Restano le cinque sorelle di Laura (Ivana, la più grande, l’unica che abita a Cembra, a Fadana, poi Nadia, Marisa, Loretta e Teresa). Resta anche un paese che cercherà di “adottarli” e stringerli a sè. Come figli propri.