Pubblicità in vetrina, fioccano le multe

Negozianti del Top Center sul piede di guerra: «Nessuno ci ha avvisato»


Alessandro Maranesi


TRENTO. C'è già chi la chiama la multa «ammazza vetrine». Altri, rassegnati, hanno già pagato. C'era nervosismo però e agitazione come neppure si respira in periodo natalizio ieri tra i negozianti del Top Center, storico centro commerciale cittadino. Gioiellieri, venditori di vestiti, di articoli per il gioco del calcio e commercianti nel ramo dell'arredamento se la prendevano non coi clienti sempre più radi o con l'ennesima super multinazionale ma con le loro vetrine. Che di colpo, da strumento di attrattiva per i clienti sono diventate, appunto, oggetto di pesantissime multe. Tutte comminate a chi ha decorato con pubblicità le proprie vetrine. Già, perché dagli anni Settanta esiste una normativa che impone agli esercenti di pagare un tributo per la pubblicità esposta nelle loro vetrine.

«Ma noi non abbiamo pagato in buona fede: queste vetrine non danno infatti su una strada pubblica, ma su passaggi privati, quelli del centro commerciale appunto», spiega Ilario Corona, proprietario di una piccola catena di negozi tra Merano e Trento e arrivato al Top Center con la rivendita "10 dance" da quattro mesi: «Mi hanno dato il benvenuto, non c'è che dire - mentre tira fuori un verbale di accertamento da capogiro - il fatto è che quella del centro commerciale è via pubblica solo quando fa comodo ma lo spazzino per pulirla non ce lo manda certo il Comune e quando chiamiamo i Vigili perché vengano a sanzionare le persone che parcheggiano in doppia fila ci dicono di arrangiarci, perché non spetta a loro. E poi contesto il metodo: a Merano si viene avvisati, si spiega dov'è l'errore prima di far spendere migliaia di euro per uno sbaglio in buona fede».

Lo sfogo continua dal suo vicino di vetrina. Il giovane gestore di "Soccerpoint" Stefano Rossi non sa che dire. «Abbiamo messo un cartellone col nostro nome dietro ai manichini, è praticamente invisibile. Ci costerà 1.072 euro». E si chiede polemicamente il venditore: «Abbiamo ristrutturato il negozio tre anni fa ma nessuno finora ci aveva detto niente. Quando è stato fatto l'accertamento nessuno è entrato in negozio a spiegarci dell'errore. Anzi, visto che la tassa viene calcolata anche in base alla metratura della superficie occupata mi chiedo come abbiano fatta a misurarla. A naso?». Il viaggio non finisce, tra chi ammette che la super multa è arrivata ma preferisce non parlarne e chi invece non si dà pace. Come Mariella Gianni, che gestisce una gioielleria: «Uno cerca di abbellire un po' un angolo di tutto il centro e questi arrivano con multe di centinaia e centinaia di euro: in questo modo si impoverisce il commercio». E, per dirla con le parole di Corona, «è un peccato perché così si ammazza un centro commerciale che ha già tanti problemi».













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