Provincia, meno assunti Una quota sarà under 30

Blocco del turn over più rigido, i nuovi ingressi calano da 80 a 40 in tre anni Per ringiovanire il personale concorsi per apprendisti. Ma la staffetta è bloccata


di Chiara Bert


TRENTO. Quello che un tempo era il mitico “posto fisso in Provincia”, una garanzia per il futuro, oggi è diventato un miraggio. Il blocco del turn over diventa via via sempre più rigido. Da una sostituzione ogni cinque pensionati si passerà, nel 2016, a una ogni dieci: a conti fatti, da qui alla fine della legislatura si faranno concorsi per circa 40 assunzioni anziché per le 80 inizialmente previste.

Il turn over al 10%, «misura draconiana» l’ha definita lo stesso assessore Carlo Daldoss presentandola ai Comuni, ha fatto sobbalzare i sindaci. «Una provocazione», ha risposto il sindaco di Trento Alessandro Andreatta. Ma Daldoss ha ripetuto che ridurre il personale è «l’unica azione che produce un effettivo risparmio». E quindi si taglia.

La pianta organica della Provincia calerà di 208 posti entro il 2016, che corrispondono a dipendenti che andranno in prepensionamento e non saranno sostituiti. Possono esserlo invece parte dei 452 dipendenti, di cui 169 hanno maturato i requisiti per la pensione anticipata e gli altri che arriveranno alla pensione nei termini ordinari previsti dalla riforma Fornero. La loro sostituzione avverrà al ritmo di un nuovo assunto ogni 10 che andranno in pensione. Ed è su come procedere a queste nuove immissioni che si gioca l'operazione svecchiamento in Piazza Dante. «Oggi l’età media del personale è di 50 anni, è necessario ringiovanirlo», spiega il direttore generale Paolo Nicoletti, «e una strada sarà quella di assumere apprendisti». Apprendisti che devono avere tra i 15 e i 29 anni e hanno un contratto (di 3 anni) che costa il 60% di quello un dipendente a tempo indeterminato. Attualmente i concorsi pubblici non possono prevedere un vincolo di età ma la Provincia, che ha competenza primaria sul personale pubblico e parziale sull’apprendistato, sta lavorando al regolamento attuativo della norma nazionale per sperimentare questo strumento nella pubblica amministrazione. L’altra strada, questa già prevista in legge, è il contratto di formazione lavoro per i giovani da 18 a 32 anni.

Ma favorire il ricambio generazionale non sembra facilissimo, se la «staffetta generazionale» già prevista dalla Provincia - la possibilità per chi ha raggiunto i 60 anni di lavorare part-time (tra 18 e 30 ore settimanali) e lasciare il resto delle ore a un giovane neoassunto, pur mantenendo inalterati contributi pensionistici e Tfr - da più di un anno è bloccata dall’Inps, per il quale l’imponibile previdenziale deve corrispondere a quello sul 730. Risultato: la staffetta è stata prevista anche a livello nazionale dalla riforma Madia, ma il dipendente pubblico che vuole lavorare a tempo parziale deve pagarsi i contributi.

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