Provincia, direttori e dirigenti sono uomini

Meno di una donna su 3 ricopre cariche di “comando”. Ecco il piano per ridurre le disuguaglianze



TRENTO. Uomini e donne, sono equamente divisi tra i dipendenti dell’Amministrazione provinciale ma profonde differenze permangono per quanto riguarda la condizione lavorativa. I maschi dipendenti a tempo indeterminato sono 2.191, mentre le femmine sono 2.154 ma i direttori del “gentil sesso” superano di poco il 35% del totale mentre i dirigenti sono solo il 22%. Per riequilibrare le condizioni di disequità la Provincia ha promosso un "Piano di azioni positive per le pari opportunità" che definisce le linee di azione perseguibili per la realizzazione di progetti mirati. Finalità e contenuti del Piano che, dopo l’approvazione della Giunta provinciale, sono stati presentati ieri dall'assessore alle pari opportunità Lia Giovanazzi Beltrami, che ha firmato la delibera di approvazione del Piano assieme al collega Mauro Gilmozzi. Il Piano si inserisce nella legg provinciale di revisione dell'ordinamento del personale (art. 49 L.P. 7/1997), con uno specifico articolo dedicato appunto alle "pari opportunità". E gli interventi per ridurre il "gap segregazionista" esistente tra dipendenti uomini e dipendenti donne passa per 5 step: il primo, già realizzato, era quello di monitorare e analizzare la situazione del personale dell’Amministrazione; in una seconda parte si intende promuovere la cultura organizzativa di genere, di sensibilizzazione, informazione e comunicazione sulle pari opportunità, attraverso, ad esempio, la diffusione di dati di genere raccolti ed analizzati e la promozione delle buone pratiche realizzate presso altri enti/aziende; una terza parte riguarda la conciliazione ed organizzazione del lavoro, prevedendo, ad esempio, la possibilità di attivare articolazioni orarie diverse e temporanee legate a particolari esigenze familiari e la realizzazione di progetti volti all’attivazione di servizi di prossimità al fine di promuovere iniziative che facilitino la conciliazione; una quarta parte che riguarda la formazione, ossia si vuole, tra l’altro, garantire la partecipazione delle dipendenti ai corsi di formazione e di aggiornamento professionale in rapporto proporzionale alla loro presenza, adottando le modalità organizzative idonee a favorirne la partecipazione, consentendo la conciliazione tra vita professionale e vita familiare; una quinta ed ultima parte (detta di monitoraggio e valutazione del Piano di azioni positive) in cui, per garantire l’efficacia delle azioni che saranno intraprese, verrà periodicamente verificato lo stato di avanzamento dell’attuazione delle azioni previste dal Piano, raccogliendo dati utili a ridefinire in itinere le attività progettuali, correggendo eventuali scostamenti dagli obiettivi dichiarati.

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