Provincia bocciata in trasparenza
Impossibile il controllo sulle «spese riservate» di Dellai. Consulenze: contraddizioni fra i dati forniti e quelli rilevati
TRENTO. Provincia bocciata in trasparenza su spese riservate del presidente, gestione degli enti funzionali e consulenze esterne. Il “tesoretto” affidato al vertice della giunta (Lorenzo Dellai, visto che si parla dell’esercizio 2012), che Piazza Dante si è ostinato finora a non rendicontare, è quello che con più puntiglio finisce nel mirino della Corte dei Conti. La quale ieri, nel giudizio di regolarità del rendiconto generale relativo a quell’anno, ha negato proprio a questa voce del bilancio il suo parere di conformità favorevole. Si tratta di una quarantina di migliaia di euro, briciole rispetto alle uscite complessive di 4,6 miliardi, ma che la magistratura contabile insiste, citando la legge, affinché siano pubblicizzate per una questione di trasparenza.
In sostanza la mancanza di alcun riscontro alla propria richiesta di documentazione giustificativa «non consente - ha affermato il magistrato relatore Dario Provvidera davanti alle Sezioni riunite ieri in Sala Depero - di esprimersi riguardo alla regolarità della gestione del relativo capitolo». Nella memoria del procuratore regionale Paolo Evangelista, il magistrato contabile premette di «condividere appieno i rilievi formulati dalla Sezione di controllo in merito alla necessità di giustificazione delle spese cosiddette riservate», sull’istituzione delle quali la normativa provinciale «non fa alcun cenno, limitandosi ad indicare la possibilità per presidente e consiglieri di poter effettuare spese di rappresentanza».
La conclusione è molto severa: per Evangelista «la pretesa di non rendicontare spese di denaro pubblico» appare «anacronistica ed ingiustificata», sia in base alle norme costituzionali «sia alla luce delle più recenti normative in materia di trasparenza e pubblicità della pubblica amministrazione». Viene anche agitato il fantasma, che tale potrebbe anche non essere, del danno erariale: numerose sono le conferme giurisprudenziali - rimarca il procuratore generale - sul «principio della correlazione tra mancata rendicontazione di spese e danno erariale». Le pronunce di cui si parla - viene tuttavia puntualizzato - «si riferiscono ad ipotesi diverse e, in ogni caso, andrebbe verificata la sussistenza degli elementi costitutivi della responsabilità amministrativa; comunque, in esse è ribadito il principio della necessità di un “controllo” (qual è il rendiconto) sulla correttezza delle spese di denaro pubblico».
Sugli incarichi esterni i rilievi sono più di uno. Il procuratore parla di importo «ancora elevato in termini assoluti» e avverte che «per un ente come la Provincia, le cui competenze coprono praticamente tutti i settori, occorre motivare con assoluta trasparenza e precisione la necessità del ricorso a professionalità esterne, soprattutto per quanto riguarda l’assenza di idonee professionalità al proprio interno e la vantaggiosità da un punto di vista economico della scelta effettuata, rispetto alla soluzione “interna”». Nonostante ciò, il controllo su campione ha evidenziato la «genericità delle motivazioni» di talune delibere di affidamento. Non solo: c’è anche una mancata corrispondenza - osserva ancora Evangelista - tra i dati comunicati dalla Provincia (5,19 milioni di euro, in calo del 21,87%) e i riscontri effettuati in base ai codici gestionali del sistema “Siope” (Sistema informativo sulle operazioni degli enti pubblici), che per la Corte dei Conti «fornisce un risultato in controtendenza, con un aumento della spesa in conto capitale» rispetto al 2011, (7,74 milioni di euro, corrispondenti a un +18,79%). In crescita anche la spesa per incarichi alle partecipate, da 2,93 a 2,97 milioni.
Lacune in termini di trasparenza riguardano - secondo il relatore Provvidera - anche gli incarichi conferiti o autorizzati dalla Provincia ai propri dipendenti, che non sarebbero stati comunicati al Dipartimento della funzione pubblica né sul sito internet.
Risulterebbe inoltre difficilmente decifrabile dai cittadini il procedimento di valutazione di dirigenti e direttori.
L’amministrazione infine - rileva il relatore - «non ha fornito alla Corte gli esiti in ordine ai controlli amministrativi e di sana gestione sugli enti strumentali e locali, sull’Azienda sanitaria, l’Università, la Camera di commercio e gli altri enti finanziati in via ordinaria richiesti».
©RIPRODUZIONE RISERVATA