Prostituzione, 18 arresti a Trento

Operazione dei carabinieri: sgominata una banda che controllava il giro di squillo in appartamento



TRENTO. Diciotto persone, 16 cittadini del Centro America e due italiani, sono stati arrestati nell’ambito di un’operazione contro lo sfruttamento della prostituzione condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Trento. Tutte le ordinanze di custodia cautelare, emesse dalla Procura di Trento, sono state eseguite.

L’accusa è di associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione. La banda avrebbe controllato un vasto giro di prostituzione in appartamenti, non solo in Trentino.

Gli arrestati sono otto uomini - cinque domenicani, un colombiano e due italiani - e dieci donne, tutte della Repubblica Dominicana. Per cinque degli arrestati è stata contestata l’associazione per delinquere. I due italiani, un trentenne di Cles e un foggiano di 47 anni residente in provincia di Vicenza, erano secondo gli inquirenti gli inserzionisti che pubblicavano a pagamento gli annunci delle ragazze su siti internet.

Le indagini sono iniziate nel febbraio 2011 dopo una serie di segnalazioni da parte di residenti di Trento nord che avevano notato un via vai sospetto. Secondo quanto accertato dai carabinieri, con appostamenti ed intercettazioni telefoniche, le donne - una trentina - si prostituivano nella zona compresa fra Trento nord e Gardolo, in strada, in via Bolzano, e in abitazione, nei complessi residenziali Magnete (da qui il nome dell’operazione), Tridente e nel residence Capitol. Le ragazze talvolta lavoravano negli stessi appartamenti dei loro sfruttatori, alcuni dei quali facevano parte di clan familiari.

L’organizzazione - secondo gli inquirenti - poteva disporre anche di altri appartamenti in Lombardia, Puglia, Calabria e Campania, nei momenti in cui il mercato su Trento appariva saturo. Le tariffe chieste dalle ragazze erano comprese tra i 50 e 150 euro e talvolta venivano praticati sconti in caso di rapporti non protetti. I proventi venivano anche spediti nel paese di origine, in Repubblica Dominicana, talvolta utilizzando gli stessi clienti per aggirare i divieti di trasferimenti di all’estero. In molto casi - secondo l’accusa - le giovani venivano sfruttate dagli stessi mariti o compagni o da altre donne, in gran parte anch’esse prostitute.













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