Progettone ancora saturo Olivi: «Serve riforma-bis»

Sistema modificato un anno fa, ma gli ingressi crescono al ritmo di 2-300 l’anno L’assessore: «A lungo non regge. Dobbiamo farne uno strumento transitorio»


di Chiara Bert


TRENTO. La crisi continua ad ingrossare le fila del «Progettone», al ritmo di 200-300 persone in più ogni anno che vengono impiegate in lavori socialmente utili e che hanno da tempo superato quota 1300. «Una crescita esponenziale che non reggerà a lungo», è la convinzione dell’assessore provinciale al lavoro Alessandro Olivi, che ha messo il capitolo Progettone tra le priorità da affrontare nei prossimi mesi con le parti sociali. E avverte: «Serve una riforma, il Progettone dev’essere una soluzione di transito e non di arrivo».

Va ricordato che una riforma è stata fatta solo l’anno scorso: accede al Progettone solo chi ha meno di 10 anni mancanti alla pensione; solo coloro a cui mancano meno di 5 anni entrano a tempo indeterminato, gli altri sono assunti con contratti a termine. E poco prima era stata innalzata la soglia di accesso: portata da 51 a 53 per gli uomini e da 46 a 49 per le donne. Ma secondo Olivi non basta. «Con imprese e sindacati dovremo fare un ragionamento serio - chiarisce - si parla di 200-300 persone nuove all’anno che entrano, a fronte di un’età pensionabile che si è alzata e di fronte al fatto che abbiamo posizioni che non riusciamo a reimmettere nel processo produttivo. E in prospettiva questo rappresenta un problema finanziario».

L’assessore avverte però che il Progettone, nato nel 1984 per dare lavoro ai disoccupati delle grandi fabbriche e uno degli strumenti più innovativi in Italia di difesa sociale, non finirà sotto l’accetta della spending review. «Non se ne parla di ridurre le risorse», spiega Olivi, «ma occorre assorbire il nuovo fabbisogno non solo in termini incrementali, evitando di trasformare il Progettone in una cittadella privilegiata del lavoro protetto. Il Progettone dev’essere il luogo dell’accompagnamento delle persone in una fase critica della loro vita, un ammortizzatore di transito e non una soluzione di arrivo. La riforma che ci serve non è sulle regole d’ingresso ma sulle regole di uscita». Olivi chiede alle imprese maggiore responsabilità: «Chiediamo di guardare a queste persone non come lavoratori improduttivi e anche la Provincia deve fare uno sforzo in più. Mi chiedo: per una parte di queste persone è davvero un’utopia ricollocarsi in un’azienda, lavorando con i centri per l’impiego? Il ragionamento è stato avviato nella scorsa legislatura, ora dobbiamo riprenderlo».

Ma non c’è solo il capitolo Progettone. Sul tavolo dell’assessore all’economia, come degli altri assessori, ci sono i tagli in arrivo su 500 milioni di investimenti programmati da qui ai prossimi anni. «Occorrerà qualificare anche gli investimenti, non solo la spesa corrente», spiega Olivi, «concentrandoci su quelli che hanno ricadute sulla crescita». Selezione dunque, su tutti i fronti. Per esempio la promozione turistica, dove si cercheranno azioni più mirate e modelli di governance con meno centri decisionali. Una riflessione sarà fatta anche sul sostegno alla ricerca: «Guai a retrocedere da questa frontiera - avverte Olivi - ma non è finanziando tutto indistintamente che si fa il salto di qualità». C’è poi il capitolo incentivi alle imprese: «Dovremo renderli ancora più selettivi ma non sarà una compensazione dell’Irap. Ridurre il carico fiscale premia chi crea occupazione, non necessariamente chi ha comportamenti virtuosi e investe su ricerca, innovazione e patrimonializzazione. Prima della riforma del 2012 erano oltre 2 mila le imprese che beneficiavano di contributi, nel 2013 sono state meno di 800. La selezione l’abbiamo già fatta».

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