Produzione all’estero all’Ariston si protesta
L’azienda conferma: da gennaio gli scaldabagni a gas si costruiranno in Francia Sindacati e dipendenti chiedono investimenti e tecnologica per non chiudere
ROVERETO. Bandiere rosse al vento, barili di latta battuti come tamburi, operai con musi lunghi e braccia incrociate. Ieri mattina, nel piazzale antistante l’azienda Ariston Thermo group, l’ex Merloni per intenderci, la novantina di dipendenti ha voluto “svegliare” la città e renderla partecipe di una nuova situazione di crisi industriale. Sciopero e presidio, spiega Michele Guarda della Fiom Cgil, sono stati decisi in fretta e furia dai delegati sindacali all’indomani dell’incontro in Provincia, fra proprietà, sindacati e assessore Olivi. I dipendenti dell’azienda roveratana hanno deciso di alzare la voce dopo la conferma della decisione aziendale, già anticipata a fine settembre, di trasferire in Francia e Belgio metà della produzione attualmente realizzata a Rovereto.
Azienda e sindacati si erano incontrati mercoledì sera con l’assessore provinciale all’economia, Alessandro Olivi, e con i tecnici del dipartimento industria, per valutare la situazione e individuare possibili alternative che consentissero il mantenimento dei livelli occupazionali nei prossimi anni e la qualificazione delle produzioni. Le preoccupazioni di lavoratori e sindacati sono legate al fatto che l’azienda sta mantenendo in città solo la produzione degli scaldabagni a gas ad accumulo, «prodotti ormai maturi nel panorama del riscaldamento dell’acqua - spiega Guarda - per questo noi temiamo sia il preludio della dismissione dello stabilimento».
Nell’incontro in Provincia «i dirigenti dell’Ariston hanno negato la volontà di abbandonare il Trentino - conclude Guarda - ma hanno confermato la decisione di trasferire la produzione di scaldabagni elettrici e ad energia solare da Rovereto, senza aprire alcuna procedura di mobilità e garantendo l’utilizzo di tutti gli ammortizzatori sociali possibili, a partire dal contratto di solidarietà già in essere». Sindacati e lavoratori chiedono ad Ariston di investire in innovazione e tecnologia, sfruttando anche le peculiarità offerte dal Trentino (vedi Polo Tecnologico e Manifattura Domani), riconvertendo lavoratori e prodotti per restare sul mercato. (n.f.)
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